Recensioni d’Autore: “L’ora di greco” di Han Kang

Quando ho voglia di recensire un autore lascio passare un po’ di tempo se il libro che ho scelto è uscito da poco; oppure, come per “L’ora di greco” di Han Kang, scrittrice coreana e vincitrice del Premio Nobel per la Letteratura 2024, aspetto che il clamore mediatico attorno alle opere e alla persona designata si plachi un po’. È quanto ho deciso di fare in questo articolo a chiusura di un anno scrittorio per me importante e impegnativo incentrando, a differenza degli ultimi miei reading tips, su un solo autore e una sola opera e dando priorità di pubblicazione alla rivista Mentinfuga con cui come già sapete collaboro da un paio di mesi. Il mio augurio sincero per voi è quello di continuare a leggere parecchio: non c’è niente di meglio di un buon libro per pensare, sognare e crescere. E tutti noi di buon cibo per la mente abbiamo un assoluto bisogno. Mai come adesso.
Buon Natale a tutti

Lucia

L’ora di greco di Han Kang*

Un uomo e una donna si incrociano in un momento di tranquilla ordinarietà della loro vita. Lui è un cólto professore universitario che ha deciso controcorrente di tornare in Corea dalla Germania, paese in cui da bambino si era trasferito con i genitori e la sorella, ora talentuosa cantante lirica, alla ricerca di prospettive migliori. Lei è una madre delusa nelle sue aspirazioni genitoriali allontanata dal proprio figlio dall’ex coniuge. L’uomo si procaccia da vivere lavorando part time in un ateneo cittadino di Seoul come professore di greco dedicandosi a pochi studenti lì per scelta, cercando di tenere nascosta la grave problematica visiva da cui è affetto e che gli è derivata per familiarità dal ramo paterno. La donna ha deciso di frequentare quelle lezioni per colorare giornate troppo uniformi e insapori, condotte in una periferia che non è semplice luogo fisico, all’indomani del distacco forzato dal suo bambino; di tanto in tanto scrive brevi poesie in greco antico attingendo dal suo vissuto e cerca di ricalibrare la propria vita adattandola all’afasia che l’ha colpita e che è stata uno dei motivi a cui il suo ex compagno si è appigliato per privarla del figlio.

I due trovano conforto in quel breve (e per certi versi privo di precise e circostanziate responsabilità) intermezzo scolastico settimanale, sia pure per ragioni diverse: per il docente la lezione di greco rappresenta l’ultimo baluardo per tentare di conservare un briciolo di socialità ridotta all’osso a causa della progressiva perdita della vista che lo affligge. La donna, al contrario, si sente a proprio agio nel far parte del numero esiguo dei suoi compagni di studi cercando per quanto in suo potere di passare inosservata e fuggendo, in senso metaforico e letterale, qualsiasi occasione di contatto e di scambio dialogico.
A voler ben vedere entrambi rappresentano insieme un’unica figura dotata di vista e di parola: quella di un medesimo individuo che è incapace nello stesso istante di reciprocità e di condivisione con chi lo circonda perché è carente della necessaria integrazione dei due veicoli di comunicazione essenziali, indispensabili, che rendono ogni esperienza vitale umana unica e irripetibile conferendole al tempo stesso sostanza e astrazione.
Paradossalmente un elemento scatenante, imprevedibile ma estremamente umano, farà in modo di concretizzare la loro conoscenza in un incontro fatto anche di fisicità, dando ai due la possibilità di provare, ciascuno in base a ciò che all’altro può offrire, a condividere un piccolo segmento esistenziale. Con la consapevolezza dell’estrema finitudine dell’essere umano: è cosa certa che si si nasca e si muoia in solitudine, ma è altrettanto importante considerare come dai propri demoni interiori non ci si salvi mai da soli. Han Kang sembra quasi voglia suggerire, molto ben al di là di prevedibili ricette pronte all’uso, quanto degli altri abbiamo bisogno per chiudere il cerchio iniziato con la nostra venuta al mondo; mettendo a punto, grazie alla loro presenza, quelle riflessioni che le nostre scelte di vita ci hanno ispirato e che noi scientemente o meno abbiamo deciso di attuare. In un’ottica paritaria e di consapevole complementarità, nel rispetto pieno di ciò che ciascuno di noi ha da porgere al mondo senza avere a pretendere nulla in cambio.

Lucia Guida

*L’ora di Greco, Han Kang, trad. di Lia Lovenitti, Adelphi, 2023

 

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L’articolo in originale è qui 

A PLPL 2024, breve cronistoria emotiva e sensoriale di qualche ora alla Fiera libraria romana

Qualche brevissima notazione di cronaca sulla mia mattinata a PLPL 2024 ospite dello stand di Arkadia P04 presso la postazione della Regione Sardegna – AES. Poche righe per riprendere il filo con chi ha la bontà di venirmi a cercare qui su WP per leggere di me e delle mie cose
Baci e a rileggerci prestoLucia

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CRONACA DI UNA MEZZA GIORNATA PERFETTA

Stamattina partenza di buon’ora; nuvole poggiate sulle montagne dell’appennino come bioccoli sfaldati di lana leggera, un po’ di nebbia nel mentre ma a Roma tanto sole. Una luce che ti riscalda dentro e che mitiga l’aria frizzantina che ti accoglie all’uscita della metropolitana.
Alla Nuvola volti noti e appena conosciuti e un’atmosfera soffusa e gentile come il sole che continua a filtrare attraverso le vetrate. Sarà un caso ma è la seconda volta che Arkadia è ospitata in uno stand luminosissimo; stavolta è quello messo a disposizione dalla Regione Sardegna per l’Aes.
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Un super abbraccio a Milvia Comastri, briosa come sempre e super impegnata nei tanti eventi librari, una bella chiacchierata con Patrizio Zurru, Ettore Zanca, Paolo Restuccia e la sua gentile signora, con un paio di lettori curiosi di sapere qualcosa in più sulle vicissitudini di Alice e con i gentilissimi addetti alla cassa dello stand P04. Il tempo di ripartire arriva presto ma ha il sentore dolce delle cose fatte con piacere genuino.
biglietto
Torno a casa contenta di esserci stata anche se per pochissimo. Ed è una bella sensazione, un punto fermo nei giorni che rotolano troppo in fretta verso la fine di questo anno impegnativo e verso un 2025 che per me sarà davvero colmo di novità. Nuovi sentieri da perlustrare con un bagaglio a mano forse più leggero che in passato ma dal contenuto essenziale: di sicuro pieno solo di ciò che conta davvero
Lucia
ok

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