La mia piacevolissima maratona estiva di autrice-lettrice prosegue con altri due titoli letti da me per voi.
A presto
Lucia
La bella estate di Cesare Pavese
Ginia è una ragazza avida di vita. Lavora in una sartoria e vive con suo fratello Severino che le vuol bene e le dà ampia libertà ma sogna una vita più densa di emozioni. Fa amicizia con una modella più grande di lei, Amelia, e per il suo tramite con due pittori, Rodrigues e Guido. Di quest’ultimo s’innamora diventandone l’amante e varcando definitivamente il confine che la porterà verso un’età adulta molto più disincantata e scabra. Il romanzo di Pavese, quasi un racconto lungo, attrae il lettore perché non segna mai il passo ma procede spedito nella narrazione. La partecipazione alle vicissitudini della ragazza, a tratti scaltra e disinvolta ma fondamentalmente permeata da un’ansia di provare nuove emozioni che evidenzia in pieno la sua fragilità, è d’obbligo. La città di Torino, protagonista su un piano parallelo ma non meno importante, assiste a questa lenta evoluzione della giovane in silenzio, senza parteggiare per nessuno, offrendo a chi legge un’idea di metropoli non tentacolare ma distratta, asettica. Una palestra di vita in cui non c’è posto per un processo di identificazione empatica.

Cesare Pavese, La bella estate, ISBN 9788867582303
Come l’arancio amaro di Milena Palminteri
In una Agrigento in pieno boom economico (siamo nei primi anni sessanta) Carlotta, giovane laureata in giurisprudenza che ha messo nel cassetto il suo sogno di diventare avvocato seguendo l’amorevole consiglio del suo mentore, l’anziano zù Pippino, avvocato stimato e familiare acquisito, e impiegandosi nell’Archivio Notarile. Per un insieme di circostanze scartabellando al lavoro dei documenti viene a conoscenza della sua reale origine: è, infatti, figlia illegittima di Sabedda, parte della servitù di notabili di Sarraca e del figlio dei suoi datori di lavoro Stefano, ceduta dalla ragazza madre a Nardina, ricca e di recente divenuta per matrimonio baronessa Cangialosi, che non può avere figli per preservare la sua unione insidiata dai maneggi della suocera che non l’ha mai accettata. La storia, molto articolata, si snoda nel ventennio fascista per arrivare all’epoca presente, collocata dalla sua creatrice vent’anni dopo, alternando a una narrazione contemporanea in corsivo che reca traccia potente dell’indole ribelle di Carlotta, una parallela disvelatrice attenta degli antefatti. Il linguaggio è a metà tra l’italiano e il dialetto siciliano ma comprensibilissimo e vera punta di diamante dell’opera in cui si snoda in armonia e coerenza. L’intreccio, promettente sin dall’inizio, conduce il lettore alla fine in una tensione che si mantiene costante e non conosce cadute di tono. Con una conclusione che è di riscatto e speranza per Carlotta e per Sabedda, la donna che in silenzio l’ha amata e protetta sino agli ultimi suoi giorni lavorando duramente per la propria emancipazione e quella della sua picciridda.

Milena Palminteri, Come l’arancio amaro, ISBN 9788830110373
