Vendetta o Vittoria?

La gioia di scrivere

 

Dove corre questa cerva scritta in un bosco scritto?

Ad abbeverarsi a un’acqua scritta

che riflette il suo musetto come carta carbone?

Perché alza la testa, sente forse qualcosa?

Sostenuta da quattro zampette prese in prestito dalla verità,

da sotto le mie dita rizza le orecchie.

Silenzio – anche questa parola fruscia sulla carta

e scosta i rami

causati dalla parola “bosco”.

Sopra il foglio bianco s’acquattano, pronte a balzare,

lettere che possono mettersi male,

un assedio di frasi

che non lasceranno scampo.

In una goccia d’inchiostro c’è una buona scorta

di cacciatori con l’occhio nel mirino,

pronti a correr giù per la rapida penna,

a circondare la cerva, a puntare.

Dimenticano che la vita non è qui.

Altre leggi, nero su bianco, vigono qui.

Un batter d’occhio durerà finché lo dico io,

si lascerà dividere in piccole eternità

piene di pallottole fermate in volo.

Non una cosa avverrà se non voglio.

Senza il mio assenso non cadrà una foglia,

né uno stelo si piegherà sotto il punto del piccolo zoccolo.

C’è dunque un mondo

di cui reggo le sorti indipendenti?

Un tempo che lego con catene di segni?

Un esistere che a mio commando è incessante?

La gioia di scrivere.

Il potere di perpetuare.

La vendetta di una mano mortale.

 

Wislawa Szymborska

 

 

Essere autori per scelta e per passione. Iniziare con discrezione, quasi in sordina e continuare a farlo per il sottile piacere di vedere concretizzata un’idea peregrina, una storia che prende forma e spicca il volo, lasciandosi alle spalle una routine implacabile, le piccole e grandi contrarietà dell’esistenza, qualche inevitabile delusione per provare a intravvedere un futuro in continuo divenire: quello della propria creatività scrittoria.

Sorvolare con nonchalance l’indifferenza e la poca lungimiranza dell’oggi di qualcuno per continuare a inseguire un sogno leggero; appena legato al filo sottile di un aquilone lasciato a cielo aperto libero di dispiegarsi, seguendo come più gli aggrada le correnti d’aria prima di ritornare da te, ricadendo nelle tue mani. La tua creatura, un libro destinato a far sognare, immedesimare, condividere ad altri le tue sfumature emozionali e le tue scelte esistenziali, i tuoi tableaux di vita vissuta ora colorati a tinte vivaci ora con toni pacati.

Davvero una gran bella vendetta quella dell’autore: disvelare a mezza voce nell’orecchio del lettore verità nascoste e  imprevedibili lasciandogli la possibilità di scoprirne altre, maggiormente vicine alla sua sensibilità, col prosieguo della storia. Una vendetta sapiente a fronte della pochezza, della disonestà, dell’avarizia mentale e sentimentale dilaganti e contagiose.

Vendetta o semplicemente vittoria?

A me piacerebbe che fosse vittoria: trasparente e leggera come acqua di fonte, purificatrice, esorcizzante.

Un grazie di cuore alle intuizioni poetiche della Szymborska. A tutti noi apprendisti affabulatori l’augurio sincero di buon cammino.

 

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Autore: luciaguida

Je suis comme je suis

4 pensieri riguardo “Vendetta o Vittoria?”

  1. Poesia singolare quella dell’autrice, che se non ricordo male è premio Nobel per la letteratura.
    Vendetta? per cosa? Mi sembra la vittoria sull’insipienze delle persone ma senza aspetti vendicativi.
    Ricambio l’augurio che il tuo cammino di blogger prosegua sereno e tranquillo.
    Un caro saluto

    1. Wislawa Szymborska è una delle poetesse che preferisco, assieme a Blaga Dimitrova, Antonia Pozzi e la grande Alda Merini. Mi sono chiesta perché lei parli in questa sua poesia di vendetta e mi è venuto da pensare alle tante piccole battaglie quotidiane affrontate da noi donne. In questo senso, forse, vendetta: una sorta di rivalsa verso le piccole e grandi avversità della vita che spesso ci vengono riservate, oggi più di ieri. Una vendetta che si tramuta, però, in Vittoria quando alla fine riesci a riequilibrarle nel modo giusto: cominciando, per esempio, ad amarti in prima persona. E poi proseguendo ad amare ciò che popola la tua esistenza. Un abbraccio e un caro saluto anche a te

    1. Ciao, Stefano. Le mie riflessioni nascono da quella che io chiamerei la filosofia del buonsenso: da ciò che ciascuno di noi riesce a trattenere in pugno alla fine di un’esperienza di vita. L’arte poetica di Wislawa Szymborska da un sapiente ed equilibrato mix di bravura, intelligenza e ironia.
      Grazie per visita e commento
      Lucia

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