Reading Tips: “Passaggio in ombra” di Mariateresa Di Lascia e “L’ultimo atto” di Giancarlo Giuliani

Con la ripresa lavorativa a pieno ritmo ho un po’ meno tempo per leggere ma è comunque piacevole concludere la giornata con qualche pagina di un buon libro. Per voi, oggi, due romanzi. Il primo è di Mariateresa Di Lascia, Premio Strega 1995, e il secondo di Giancarlo Giuliani, scrittore e poeta pescarese.

A presto

Lucia

Passaggio in ombra di Mariateresa di Lascia

Una pregevole saga tutta al femminile in odore di matriarcato come tante impazzano oggi in narrativa, scritta in tempi non sospetti e calata nella realtà dura e difficile di un paese del Sud imperniato su prospettive e esistenziali arcaiche in cui la protagonista Chiara D’Auria, figlia partorita fuori dal matrimonio da sua madre  Anita Riccetti, ostetrica condotta arrivata dall’Italia centrale, racconta da bambina e poi in seguito da ragazza e donna fatta le vicende familiari di cui è in gran parte protagonista. Di quel padre verso il quale nutre un sentimento di odio e amore, quasi una versione infantile della disposizione d’animo materna, Chiara è padrona assoluta e si diverte a fare il bello e il cattivo tempo sfruttando a suo piacimento la sudditanza che scaturisce dai sensi di colpa di Francesco per aver saputo tardissimo di questa paternità provvedendo a riconoscerla solo in un secondo momento. Chiara non riuscirà a laurearsi nonostante il generoso aiuto economico di donna Peppina Curatore sua prozia che penserà a lei invece di dedicarsi a una prole che non è mai arrivata dandole la possibilità di frequentare l’università e poi donandole una casa e il sostentamento economico necessario per evitarle un matrimonio di convenienza com’era invece per lei accaduto.  Con uno stile narrativo magistralmente condotto la scrittrice contribuisce a rinforzare nel lettore il senso di empatica condivisione quando questi si sofferma a soppesare l’indeterminatezza dell’uno o dell’altro personaggio, indotto a muoversi dalle circostanze della vita e non da una reale volontà di cambiamento.

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 Mariateresa di Lascia, Passaggio in ombra, ISBN 9788807814204

L’ultimo atto di Giancarlo Giuliani  è al contrario un romanzo agito attraverso una prospettiva prevalentemente maschile. Narra la vita di Carlo, giovane idealista che vorrebbe trasformare con le buone o con le cattive un mondo in cui poco si riconosce. Di famiglia molto benestante il ragazzo accantona il sogno di diventare insegnante piegandosi alle logiche rigide della lotta armata all’indomani dello scioglimento di Lotta Continua di cui faceva parte abbracciando i metodi duri di gruppi extraparlamentari estremisti. Le vicende narrate si collocano per buona parte nel periodo degli anni di piombo comunicando a tinte forti quel senso di precarietà che coglie il suo protagonista nell’attimo in cui si rende conto che a fronte di ideali notevoli di uguaglianza sociale non ci sia sacrificio umano che tenga, soprattutto quando trovi dall’altra parte della barricata una delle persone che ha tanto contato per te come amico carissimo o gente impegnata in battaglie di sopravvivenza quotidiana. Neanche in quest’opera l’amore acquisirà una reale e concreta valenza salvifica: la storia di Anna e Carlo, destinata a perire innanzi tempo perché privata sin dall’inizio di una prospettiva concreta, è quasi emblema di quei sentimenti di riscatto sociale di cui Carlo vorrebbe farsi portavoce per dare forse anche un senso alla sua vita. In una circolarità che lo riporterà alla fine della vicenda a casa dei suoi per respirare ancora quell’aria di famiglia e di appartenenza da cui ha cercato di fuggire invano. Un libro scritto da un autore che ha deciso di raccontare  in maniera scabra e sincera senza fare sconti a nessuno un segmento storico non facile del nostro Paese.

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Giancarlo Giuliani, L’ultimo atto, ISBN 9791259881601

Interviste a bordo: L’intervista del martedì

Trovo sempre molto stimolante sottopormi alle domande di interviste interessanti come queste, anche quando forse si va molto in profondità fino a sondare territori inaccessibili ai più. Un grazie di cuore ad Antonio Fagnani, presidente dell’Associazione Culturale I Borghi della Riviera Dannunziana e responsabile di Arethusa, rivista  dell’Associazione medesima.

𝐋’𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐯𝐢𝐬𝐭𝐚 𝐝𝐞𝐥 𝐌𝐚𝐫𝐭𝐞𝐝𝐢̀

𝗟𝘂𝗰𝗶𝗮 𝗚𝘂𝗶𝗱𝗮

𝑑𝑖 𝑇𝑜𝑛𝑖 𝐹𝑎𝑔𝑛𝑎𝑛𝑖

• 𝐏𝐫𝐨𝐟𝐞𝐬𝐬𝐨𝐫𝐞𝐬𝐬𝐚, 𝐩𝐨𝐞𝐭𝐞𝐬𝐬𝐚 𝐨 𝐬𝐜𝐫𝐢𝐭𝐭𝐫𝐢𝐜𝐞?

  Tutte e tre le cose, visto che contribuiscono a rendermi ciò che sono nella realtà quotidiana: una donna che non si coniuga a compartimenti stagni, che ha un unico volto e un’unica parola

• 𝐏𝐞𝐫 𝐥𝐞𝐢 𝐥’𝐢𝐧𝐬𝐞𝐠𝐧𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐞̀ 𝐮𝐧𝐚 𝐩𝐫𝐨𝐟𝐞𝐬𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐨 𝐮𝐧𝐚 𝐩𝐚𝐬𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞?

  Io sono figlia d’arte e rappresento la terza generazione in famiglia di donne insegnanti, facendo seguito a mia nonna materna e poi a mia madre. Spero di essere stata e di continuare a essere una professionista che sa dosare bene in ciò che fa mente e cuore amando il suo lavoro

• 𝐏𝐞𝐫𝐜𝐡𝐞́ 𝐫𝐢𝐭𝐢𝐞𝐧𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐚𝐮𝐭𝐨𝐫𝐞𝐯𝐨𝐥𝐢 𝐜𝐨𝐧 𝐠𝐥𝐢 𝐚𝐥𝐮𝐧𝐧𝐢 𝐬𝐢 𝐨𝐭𝐭𝐞𝐧𝐠𝐨𝐧𝐨 𝐛𝐮𝐨𝐧𝐢 𝐫𝐢𝐬𝐮𝐥𝐭𝐚𝐭𝐢 𝐬𝐢𝐚 𝐝𝐚𝐥 𝐩𝐮𝐧𝐭𝐨 𝐝𝐢 𝐯𝐢𝐬𝐭𝐚 𝐝𝐢𝐝𝐚𝐭𝐭𝐢𝐜𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐝𝐚𝐥 𝐩𝐮𝐧𝐭𝐨 𝐝𝐢 𝐯𝐢𝐬𝐭𝐚 𝐮𝐦𝐚𝐧𝐨?

  Da ragazza ho avuto insegnanti severi ed esigenti e genitori che lo erano altrettanto. Ho, quindi, punti di riferimento importanti alle mie spalle cui guardare in tal senso. L’autorevolezza è un ingrediente necessario nel lavoro che faccio sempre, soprattutto per alunni della fascia d’età con cui mi relaziono (10/11 anni fino ai 14) ma anche perché viviamo in tempi in cui un NO detto con ragionevolezza da un adulto nei confronti di un minore (spiegando, cioè, il perché di quella negazione e non imponendola tout court) sta diventando merce rara. I ragazzi hanno un bisogno innato, viscerale, di poter avere di fronte a sé adulti che parlano e agiscono compiutamente: consapevoli, coerenti che chiedono loro di comportarsi con correttezza e a loro volta lo fanno con grande concretezza. Il male di questi tempi è nella superficialità con cui ci si lascia travolgere dal falso e ingannevole pensiero che un padre, una madre possano essere amici a 360° dei propri figli: non è così, i ruoli vanno ben distinti e definiti e poi proposti a un figlio che deve averne comunque e sempre gran rispetto, anche quando gli pare di non essere d’accordo con le scelte fatte da un genitore.

• 𝐂𝐨𝐦𝐞 𝐠𝐢𝐮𝐝𝐢𝐜𝐚 𝐢𝐥 𝐫𝐮𝐨𝐥𝐨 𝐝𝐞𝐢 𝐠𝐞𝐧𝐢𝐭𝐨𝐫𝐢 𝐧𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐜𝐮𝐨𝐥𝐚?

  In tutti questi decenni di docenza nella scuola pubblica statale italiana ho conosciuto moltissimi genitori. In quelli con cui mi sono più trovata in sintonia ho ravvisato in primis il massimo rispetto per il mio ruolo (rispetto da me ampiamente contraccambiato nei loro confronti) e condivisione degli stessi valori e obiettivi di tipo esistenziale. Voglio parlare soprattutto di questi genitori che hanno reso il mio compito a scuola meno complesso e gravoso di quanto a oggi non venga richiesto a noi docenti, della loro capacità di aver afferrato che una qualsiasi mia sottolineatura fosse realmente finalizzata ad accendere una luce su un aspetto che in una situazione di quotidianità familiare può andare perso per mancanza di tempo, non voglio imputarla ad altro. Viviamo in una società perennemente in corsa in cui il rischio di lasciare qualcuno indietro, anche una persona a cui teniamo molto, è assai elevato. Il suggerimento (non il giudizio, chiariamolo) di un insegnante, se ascoltato e magari ponderato, può fare a volte la differenza

• 𝐒𝐞𝐜𝐨𝐧𝐝𝐨 𝐥𝐞𝐢 𝐥𝐚 𝐦𝐚𝐥𝐢𝐧𝐜𝐨𝐧𝐢𝐚 𝐞̀ 𝐮𝐧 𝐩𝐫𝐞𝐠𝐢𝐨 𝐨 𝐮𝐧 𝐝𝐢𝐟𝐞𝐭𝐭𝐨?

  Malinconia e tristezza sono sentimenti che arricchiscono la sensibilità di tutti, anche di chi si ostina a negarli in pubblico. Pensare con un filo di malinconia o di tristezza è fisiologico; ben altra cosa lasciarsi trascinare dall’una o dall’altra a senso unico. Il ricordo e magari il rimpianto di qualcosa che non si è compiuto non possono bloccare la vita di un essere umano in un limbo infruttuoso: la vita va avanti. Per fortuna, aggiungerei

• 𝐏𝐞𝐫𝐜𝐡𝐞́ 𝐡𝐚 𝐝𝐞𝐜𝐢𝐬𝐨 𝐝𝐢 𝐧𝐨𝐧 𝐝𝐚𝐫𝐞 𝐢𝐧 𝐨𝐦𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨 𝐢 𝐬𝐮𝐨𝐢 𝐥𝐢𝐛𝐫𝐢?

  C’è stato un tempo in cui con la generosa ingenuità degli autori emergenti ho pensato di regalare indistintamente a chi reputavo potesse gradirli qualcuno dei miei libri (a oggi cinque pubblicazioni da solista ma tantissimi contributi ad antologie di prosa e poesia di autori vari). Adesso sono più meritocratica: se capisco che la persona con cui sto interagendo potrebbe apprezzarlo magari cedo anche all’impulso di regalargli qualcosa di mio. Ci metto però più testa, come si suol dire. O forse più cuore, se guardiamo da una diversa prospettiva. Certamente pondero moltissimo se farlo o meno.

• 𝐒𝐩𝐞𝐬𝐬𝐨 𝐠𝐥𝐢 𝐚𝐮𝐭𝐨𝐫𝐢 𝐫𝐢𝐜𝐡𝐢𝐞𝐝𝐨𝐧𝐨 𝐫𝐞𝐜𝐞𝐧𝐬𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐚 𝐩𝐚𝐠𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨. 𝐋𝐞𝐢 𝐥𝐨 𝐫𝐢𝐭𝐢𝐞𝐧𝐞 𝐠𝐢𝐮𝐬𝐭𝐨?

  Le recensioni a pagamento vanno di pari passo con le pubblicazioni per cui si paga. La mia risposta è no a entrambe le cose, senza se e senza ma.

• 𝐋𝐚 𝐬𝐮𝐚 𝐜𝐫𝐞𝐚𝐭𝐢𝐯𝐢𝐭𝐚̀ 𝐬𝐢 𝐬𝐯𝐢𝐥𝐮𝐩𝐩𝐚 𝐚𝐧𝐜𝐡𝐞 𝐧𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐦𝐚𝐧𝐮𝐚𝐥𝐢𝐭𝐚̀ 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐫𝐞𝐚𝐥𝐢𝐳𝐳𝐚𝐫𝐞 𝐬𝐜𝐢𝐚𝐫𝐩𝐞 𝐨 𝐬𝐜𝐢𝐚𝐥𝐥𝐢. 𝐂𝐨𝐦𝐞 𝐞 𝐝𝐨𝐯𝐞 𝐡𝐚 𝐢𝐦𝐩𝐚𝐫𝐚𝐭𝐨?

  Da bambina da questa nonna materna, Signora di altri tempi e molto ma molto creativa. Per un sacco di tempo non ho più pensato al crochet. L’ho riscoperto qualche anno fa e devo dire che mi ha regalato conferme e certezze: una su tante, secondo me fondamentale, è quella di poter impiegare positivamente energie extra, magari filtrandole e trasformandole in qualcosa di bello e particolare. La giusta ricompensa alla fine di giornate che, magari, non sono andate così bene come ci aspettavamo. Una sorta di meditazione che alla fine porta a frutti certi. E che frutti…

• 𝐏𝐞𝐫𝐜𝐡𝐞́ 𝑆𝑢𝑐𝑐𝑜 𝑑𝑖 𝑚𝑒𝑙𝑎𝑔𝑟𝑎𝑛𝑎 𝑒 𝐿𝑎 𝑐𝑎𝑠𝑎 𝑑𝑎𝑙 𝑝𝑒𝑟𝑔𝑜𝑙𝑎𝑡𝑜 𝑑𝑖 𝑔𝑙𝑖𝑐𝑖𝑛𝑒, 𝐢 𝐬𝐮𝐨𝐢 𝐝𝐮𝐞 𝐥𝐢𝐛𝐫𝐢, 𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐬𝐭𝐨𝐫𝐢𝐞 𝐝𝐢 𝐬𝐨𝐥𝐞 𝐝𝐨𝐧𝐧𝐞?

  Io non la metterei su questo piano. Se, cioè, Succo di melagrana, storie e racconti di vita quotidiana al femminile è prevalentemente narrazione di donne a un bivio in bilico tra passato e presente (come del resto il titolo recita con puntualità), La casa dal pergolato di glicine ma anche Romanzo Popolare e Come gigli di mare tra la sabbia sono opere che io definirei corali: si parte da vicissitudini al femminile ma c’è anche tantissimo mondo al maschile. Ci sono personaggi che agiscono non su piani paralleli che non si incontrano mai ma in situazioni di vita vissuta estremamente “di sostanza”, come si suol dire. Certo è che raccontare la Donna per me è sempre e comunque valore aggiunto in un’epoca in cui questa per qualcuno è ancora associata all’idea di oggetto da possedere e da cui non separarsi se non a sprezzo della sua vita. Una concezione deviata dell’umanità a cui non si è ancora pensato in maniera efficace. Non c’è giorno in cui le pagine di cronaca nera non riportano episodi di femminicidio. È una cosa terribile a mio avviso: ti elimino perché tu non sei più copia conforme dell’idea femminile che io mi sono fatto di te. Terribile e raccapricciante. Una mattanza continua che grida vendetta al cielo

• 𝐀 𝐜𝐡𝐞 𝐞𝐭𝐚̀ 𝐡𝐚 𝐩𝐞𝐧𝐬𝐚𝐭𝐨 𝐝𝐢 𝐝𝐞𝐝𝐢𝐜𝐚𝐫𝐬𝐢 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐜𝐫𝐢𝐭𝐭𝐮𝐫𝐚 𝐞 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐩𝐨𝐞𝐬𝐢𝐚?

  Dopo gli anni dell’adolescenza passati a scrivere come per il crochet ho sondato altri terreni per poi riapprodare alla scrittura (e a farlo in maniera palese, condividendo con terzi in web i miei pensieri in veste di blogger) dagli inizi del terzo millennio. Non avrei mai pensato di pubblicare; si immagini che dal ricevimento del primo contratto editoriale da solista (fine 2011) alla firma in calce allo stesso sono passati due mesi in cui mi sono ripetutamente chiesta se avessi realmente voglia di regalare un pezzo di me a perfetti sconosciuti.

• 𝐂𝐡𝐞 𝐝𝐢𝐟𝐟𝐞𝐫𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐭𝐫𝐨𝐯𝐚 𝐭𝐫𝐚 𝐥𝐚 𝐬𝐮𝐚 𝐜𝐢𝐭𝐭𝐚̀ 𝐝’𝐨𝐫𝐢𝐠𝐢𝐧𝐞 𝐞 𝐏𝐞𝐬𝐜𝐚𝐫𝐚, 𝐥𝐚 𝐜𝐢𝐭𝐭𝐚̀ 𝐜𝐡𝐞 𝐥’𝐡𝐚 𝐚𝐝𝐨𝐭𝐭𝐚𝐭𝐚?

  Sono grata alla Puglia per avermi partorita e altrettanto grata all’Abruzzo per avermi accolta stabilmente, ma i miei legami con la terra che a oggi mi ospita sono precedenti alla mia nascita. Nina, la nonna citata in precedenza più volte e protagonista di un mio piccolo contributo nell’antologia “Raccontami l’Abruzzo”, volume 1, Tabula Fati, a cura di Rita La Rovere, era con suo marito e i suoi figli assidua frequentatrice della spiaggia di Francavilla al mare (CH) e ha continuato a farlo sino allo scoppio della II guerra mondiale per poi riprendere a frequentare spiagge come Pineto o Silvi Marina o luoghi di montagna come Scanno a conflitto mondiale concluso. Un po’ di Abruzzo in me c’è stato sempre, da prima che io nascessi. Alla Puglia devo forse la tenacia e la forza che mi ha accompagnata anche nei momenti meno felici; il fatto di non considerare nella mia vita nulla di scontato. Di rimettermi sempre in discussione, conservando anche nei periodi migliori la capacità di mantenermi con i piedi ben piantati per terra

• 𝐄̀ 𝐥𝐞𝐢 𝐜𝐡𝐞 𝐜𝐞𝐫𝐜𝐚 𝐥𝐚 𝐬𝐨𝐥𝐢𝐭𝐮𝐝𝐢𝐧𝐞 𝐨 𝐥𝐚 𝐬𝐨𝐥𝐢𝐭𝐮𝐝𝐢𝐧𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐜𝐞𝐫𝐜𝐚 𝐥𝐞𝐢?

  Io amo definirmi solitaria ma non sola e quindi posso affermare che la solitudine non mi è mai appartenuta né mi appartiene. Sono di sicuro un “cane sciolto”: non faccio parte di gruppi di scrittura e/o lettura. Non ho una tessera di partito. Non frequento comitive à la page. C’è stato un tempo in cui forse mostravo un po’ di più della mia vita pubblica fino a quando non ho capito che fondamentalmente agli altri interessa poco di ciò che faccio. Per “altri” intendo i conoscenti, non gli amici veri, pochi ma buoni, con cui mi piace condividere il mio tempo extra. Non necessariamente dandone di continuo testimonianza su una pagina social

• 𝐋’𝐮𝐨𝐦𝐨 𝐞 𝐥𝐚 𝐝𝐨𝐧𝐧𝐚 𝐩𝐨𝐬𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐯𝐢𝐯𝐞𝐫𝐞 𝐬𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐥’𝐚𝐦𝐨𝐫𝐞?

  Un uomo e una donna non possono vivere senza Amore con la A maiuscola. Possono, al contrario, fare a meno benissimo di sentimenti amorosi fatti di reciproca convenienza, poca o nulla trasparenza, mancanza di rispetto. Com’era quell’adagio popolare? Meglio soli che male accompagnati. Sentirsi soli al fianco di qualcuno è la cosa peggiore che possa accaderci.

• 𝐒𝐭𝐚 𝐩𝐫𝐞𝐩𝐚𝐫𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐪𝐮𝐚𝐥𝐜𝐨𝐬𝐚 𝐩𝐞𝐫 𝐢𝐥 𝐟𝐮𝐭𝐮𝐫𝐨?

  Una cosa bella e importante di cui al momento per scaramanzia ma anche per regole contrattuali non posso dare notizia. E quindi chi ha il piacere di seguirmi può pensare che Lucia Guida continuerà a narrare storie

• 𝐈𝐥 𝐬𝐮𝐨 𝐬𝐠𝐮𝐚𝐫𝐝𝐨 𝐭𝐫𝐨𝐩𝐩𝐨 𝐬𝐞𝐫𝐢𝐨 𝐬𝐢 𝐢𝐥𝐥𝐮𝐦𝐢𝐧𝐚 𝐪𝐮𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐬𝐨𝐫𝐫𝐢𝐝𝐞.

𝐏𝐞𝐫𝐜𝐡𝐞́ 𝐧𝐨𝐧 𝐥𝐨 𝐟𝐚 𝐩𝐢𝐮̀ 𝐬𝐩𝐞𝐬𝐬𝐨?

  Perché il sorriso è meritocratico: si regala a chi se lo merita, Antonio… Farlo su una pagina social di continuo e per posa per me ha poca importanza. Sbaglia chi pensa a torto che io sia una musona

• 𝐐𝐮𝐚𝐥𝐞 𝐯𝐢𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨 𝐧𝐨𝐧 𝐫𝐢𝐞𝐬𝐜𝐞 𝐚 𝐝𝐢𝐦𝐞𝐧𝐭𝐢𝐜𝐚𝐫𝐞?

  Il mio primo viaggio a Lisbona, una città dal fascino sottile, discreto. Forse per qualcuno un po’ malinconica, ma di una malinconia potente, quella di fasti appartenenti al suo passato di città a capo di un impero coloniale. Ci tornerei o ci andrei addirittura a vivere, potendo

• 𝐋𝐞𝐢 𝐡𝐚 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐞𝐜𝐢𝐩𝐚𝐭𝐨 𝐚𝐥 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐨 𝐧𝐮𝐦𝐞𝐫𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐫𝐢𝐯𝐢𝐬𝐭𝐚 𝐀𝐫𝐞𝐭𝐡𝐮𝐬𝐚. 𝐇𝐚 𝐪𝐮𝐚𝐥𝐜𝐡𝐞 𝐬𝐮𝐠𝐠𝐞𝐫𝐢𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐩𝐞𝐫 𝐦𝐢𝐠𝐥𝐢𝐨𝐫𝐚𝐫𝐥𝐚?

  Io credo che Arethusa vada bene così come è stata concepita dai suoi ideatori: uno sguardo rapido ma ampio a opere di varia consistenza e natura che la compongono. Una vetrina essenziale ma completa che deve invitare il lettore ad approfondire la conoscenza di chi l’ha scelta per proporsi

• 𝐀 𝐜𝐡𝐢 𝐝𝐞𝐝𝐢𝐜𝐚 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐚 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐯𝐢𝐬𝐭𝐚?

  Ai miei figli, Roberta ed Emanuele, che nati in Abruzzo ora vivono da expat all’estero nella Svizzera tedesca dove hanno portato (lo dico immodestamente e in maniera compiaciutissima da madre!) la nostra italianità migliore unita a competenza, bravura e determinazione personale. A lei, Antonio, grazie per quest’intervista bella e stimolante.

L’intervista originale è qui 

foto estiva Lucy
i miei libri

Di pit stop, ripartenze e prosiegui

“Ogni volta, ogni maggese, che ritorna
 A dar vita a un seme
 Sarà vita nuova anche per me”

“Maggese”, C. Cremonini (2005).

 

È da tempo che non pubblico qualcosa in questa specie di canovaccio/diario di bordo che è la mia pagina WP di autrice aggiornandola davvero con assai poca sistematicità. E allora provvedo subito in tal senso.
Il 2022 si è annunciato nei primi mesi (e a conclusione di un 2021 dal punto di vista personale e familiare impegnativo) moderatamente complesso. Intanto sto cercando di capire cosa fare della mia vita scrittoria. Passione ce n’è, tempo anche, bisogna vedere che intenzioni ho nel prosieguo della mia “crescita”. Nel frattempo ho portato avanti oltre alle mie riflessioni nero su bianco social un po’ di promozione di “Come gigli di mare tra la sabbia” ma senza l’urgenza di arrivare a traguardi certi nel minor breve tempo possibile.

Il mio ultimo romanzo si è così classificato tra i finalisti del II Premio internazionale Samnium e ha avuto menzioni d’onore nel Premi Internazionali Cygnus Aureus e Navarro.

Un mio piccolo cameo in compagnia di tanti altri contributi autorevoli è presente nella AAVV Storie di cibo curata da Gino Primavera per i tipi di Tabula Fati e una mia minibio di autrice è stata inserita nell’opera collettiva Nei territori della parola, gli scrittori abruzzesi si raccontano di imminente pubblicazione per  Teaternum Edizioni.

Continua la mia collaborazione con la piattaforma Cyrano Factory di Teatro Cinema Musica Arte Libri Eventi Scritture per la rubrica estiva di “Letture sotto l’ombrellone” in cui leggo e recensisco libri scelti in maniera estremamente estemporanea ed emotiva.

Tempo fa è infine nata la pagina Meta “Vita da Crocheteuse” in cui cerco di parlare a tutto tondo di creatività poiché, almeno per ciò che mi riguarda dal mio punto di vista le Lucia autrice, Donna e Persona e Crocheteuse si equivalgono alla perfezione.

In cantiere c’è molto altro di cui per scaramanzia non dico nulla. Si procede per  piccoli passi ma questa nuova (per me, almeno) attitudine è un’occasione formidabile per potermi guardare intorno con calma godendo delle pause di meritato riposo e delle piccole cose di vita spicciola che fanno grande il mio presente attuale.

A presto

Lucia

 

Non innamorarti di una donna intensa, ludica,
lucida, ribelle, irriverente.
Che non ti capiti mai di innamorarti di una donna così.
Perché quando ti innamori di una donna del genere, che rimanga con te oppure no, che ti ami o no, da una donna così, non si torna indietro.
Mai.

(cit.)

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ph. credit: ritratto di Vivien Leigh courtesy of Sasha/Getty Images

La Bella Poesia: ‘Ho pensato alle tue parole’ di Vito Moretti

La proposta di lettura poetica di oggi è dedicata a Vito Moretti, già docente universitario, poeta, letterato e amico di scrittura che da ieri non è più con noi.
Per voi, ora, una piccola gemma tratta dalla sua silloge di poesie ‘Le cose’ edita da Tabula Fati nel 2017, dedicata con amore a sua moglie Lida.

A presto

Ho pensato alle tue parole

 

Ho pensato alle tue parole,

a quelle sussurrate ieri,

in casa, e alle tue mani

che odorano di carezze,

ai tuoi occhi che sanno dire

ogni stupore: le cose intatte e leggere

di questo piccolo universo

che ha il mio e il tuo nome. Ma ora

lascia solo che la lampada

consumi il suo olio

e che i nostri segni

restino a lungo cose,

il fatale e lieto punto

di un amore.

 

Vito Moretti (1949-2019)

 

 

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‘Abstract Drops’, shot by Carlo Galliani

La Bella Poesia: ‘Certe volte’ di Daniela D’Alimonte

Ci sono attimi impregnati di ricordi che affiorano all’improvviso riportandoci con prepotenza indietro nel tempo anche se imperativo categorico resta quello dell’andare avanti. È quanto con precisione e ricercatezza essenziali, mai debordanti, Daniela D’Alimonte ha inteso esprimere nella silloge di poesie ‘Un anno e altri giorni’, Tabula Fati, 2018, raccontandosi sul filo di un intero anno in cui trovano ampio posto digressioni esistenziali fatte di eccezioni alla routine, al tempo che scorre, al dolore e alla mancanza di azione che vorrebbe obbligarci a non scegliere.

Buona lettura

Certe volte

Ma certe volte

torna nel pensiero

e per la strada

quel taglio di sguardo

verde-azzurro

e il cipiglio

che travolge le fortezze.

È un abbaglio

che dispone

il cuore a strati e

lo scompiglia

Daniela D’Alimonte

 

 

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ph. credit: depositphotodotcom

La Bella Poesia – ‘Ad occhi chiusi rifletto’, lirica di Daniela D’Alimonte

Cari Amici, da oggi inauguro una nuova pagina ospitante del mio blog intitolata ‘La Bella Poesia’. Sarà uno spazio privilegiato per accogliere poeti noti ed emergenti, accomunati dall’arte di fare ottima poesia coniugando perfezione formale e contenuti accattivanti.
La poetessa di oggi è Daniela D’Alimonte , classe 1974. L’opera che propongo alla vostra lettura è intitolata “Ad occhi chiusi rifletti” ed è tratta  dalla silloge di poesie La geometria del Tempo  edita da Tabula Fati nel 2014. Una delicata e pacata lettura del fluire del tempo che, inesorabile, scorre in avanti privandoci delle persone che hanno arricchito la nostra vita e che, ora, non sono più con noi.

Buona poesia e a presto

 

Ad occhi chiusi rifletti

 

Ad occhi chiusi rifletti

che forse la vita

è una donna gelosa.

 

Poi ti scuoti

e un tedio autunnale

bussa al tuo cuore.

 

Nel vetro disegni

realtà con un dito

e pensi a chi sai

non potrai più vedere.

 

Daniela D’Alimonte    

 

 

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photo credits: pinterest.com