L’estate è meravigliosa per le possibilità extra di lettura che offre a ciascuno di noi. Questi i miei primi suggerimenti estivi per il 2025 per chiunque si fidi delle mie capacità di un’autrice che è in primis lettrice curiosa. La prima proposta, un capolavoro del mio autore preferito della letteratura inglese, è presa dalla mia personale biblioteca, quella costruita attraverso decenni di vita e di letture; la seconda, già finalista al Premio Strega ma da me scelta in base a criteri che poco hanno a che vedere con questa popolare kermesse letteraria, è un’opera prima di un autore a mio avviso interessante per gli spunti di riflessione che offre e che non sono semplicemente scrittorii.
A presto
Lucia
La Brughiera
Clym Yeobright, affermato e benestante tagliatore di pietre preziose a Parigi, torna per le festività natalizie a casa da sua madre nella brughiera di Egdon nel Dorsetshire. La sua venuta si intreccia a doppio filo con il mancato matrimonio di sua cugina Thomasin con Damon Wildeve, ingegnere di alterne fortune e oste del “Quiet Woman Inn”, sposi mancati per un cavillo burocratico, e la sete di vita di Eustacia Vye, nipote di Captain Vye, vecchio lupo di mare che ha scelto anche per questioni economiche di ritirarsi a vita privata in questo pezzo di mondo all’apparenza dimenticato da Dio e da tutti. Eustacia vorrebbe lasciare Egdon Heath che percepisce estranea al suo sentire; per ottenere ciò la donna come in precedenza aveva pensato di poter legare a sé Wildeve piegandolo ai suoi desiderata, si aggrappa a Clym e alla speranza molto a senso unico che questi possa un giorno decidere di rientrare nella capitale francese. Ma le esigenze dell’uno e dell’altra procedono su strade parallele difficili da incrociarsi. L’unione di Clym ed Eustacia entra in crisi anche a causa di problemi di salute dell’uomo in simultanea al rapporto tra di Wildeve e Thomasine: l’oste, diventato ricco a seguito di un’eredità, non ha mai dimenticato la sua amante di un tempo e sollecitato da quest’ultima architetta insieme a lei una fuga verso Bournemouth che si concluderà drammaticamente riportando il microcosmo egdoniano all’ordine di un tempo. In questa narrazione appare a mo’ di coro greco l’umanità umile e variegata dei furze cutters, i tagliatori di ginestra, giovani e meno giovani con cui Clym è in passato cresciuto e con i quali condivide un presente intriso di naturalità anche se estremamente umile sognando di insegnare in una scuola rurale per riscattare i suoi compaesani da ciò che percepisce come trascuratezza e mancanza di conoscenza senza considerare nella giusta prospettiva gli archetipi e le credenze ancestrali di cui essi sono fatti. La narrazione avvince il lettore per la precisione architettonica di cui Hardy si fregia anche in quest’opera, arricchita com’è d’abitudine per l’autore da un personaggio fil rouge, Diggory Venn, agiato ma pronto a condurre un’esistenza modesta da venditore d’ocra pur di proteggere in sordina dalle circostanze Tamsie, Thomasine, di cui è da sempre innamorato. Verrebbe quasi da citare il vecchio adagio “Le vie dell’inferno sono lastricate da buone intenzioni” se soltanto ci si soffermasse sul mero esercizio di buona volontà portato avanti dai personaggi in questo lavorio proteso verso la ricerca costante di una completa emancipazione. Verrebbe, ma l’autore non lo permette affatto, ricordando come nella vita di ciascuno di noi il libero arbitrio ricopra, forse, un’importanza affatto trascurabile lasciandoci artefici nel bene e nel male della nostra esistenza.

Thomas Hardy, La Brughiera, ISBN 9788811362586
Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia
Una coppia sceltasi a pieno titolo per amore in un tempo non definito e lontano, e nel presente composta da un Padre e da una Madre, si trova a fare i conti con la scomparsa a seguito di un grave incidente automobilistico di entrambi i figli, Maggiore e Minore. L’uomo è un architetto che concepisce il ménage familiare e coniugale in maniera semplicistica e forse un po’ troppo tradizionale, la donna è un’agronoma mancata che si è votata anima e corpo alla crescita e all’educazione dei due ragazzi, arrivati a poca distanza l’uno dall’altro, anche per sopperire all’assenza fisica ed emotiva del marito. La drammatica vicenda che vede entrambi i protagonisti coinvolti li pone di fronte in maniera estremamente schietta e per certi versi spietata a ciò che la loro unione è diventata nella quotidianità spicciola che è priva del collante rappresentato dalla prole. La narrazione si snoda tra flashback ed episodi di vita contemporanea per aiutare a dipanare meglio le circostanze attribuendo a oggetti pescati dalla quotidianità familiare il compito di disvelare sfumature e sfaccettature che diversamente andrebbero andate perse per l’intero gruppo aiutando il lettore a procedere pian piano nell’intreccio oltre a fornire un qualche puntello esistenziale ai due personaggi superstiti. L’atmosfera che permea la narrazione, avvincente nonostante la strutturazione a tasselli che la caratterizza, è di dolente consapevolezza: quella che coglie chiunque abbia cercato di sopravvivere a ferite mortali inferte dalla vita. L’autore cerca di salvare dalla situazione stagnante dei rimpianti e delle recriminazioni i protagonisti riuscendo a tratteggiarli in maniera empatica per proporli al lettore nei tanti loro punti di debolezza oltre che in quelli di forza. Mostrando, attraverso quest’opera di ricostruzione minuziosa, come sia possibile andare avanti e persino per certi versi vivere al meglio delle proprie possibilità residue anche all’indomani di un terremoto esistenziale di tale portata.

Michele Ruol, Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia,
ISBN 9788894845525