Reading Tips: “Il futuro dei sogni” di Carlo Palazzi e “Clementina” di Giuliana Salvi

Ultimi miei Reading tips” dell’anno 2025 due romanzi corposi di narrativa italiana da me letti per diletto e per svago; “Il futuro dei sogni” di Carlo Palazzi e “Clementina” di Giuliana Salvi che hanno un comun denominatore, la narrazione di percorsi personali attraverso un tracciato storico consistente ricco di trasformazioni e cambiamenti
Buona lettura come sempre
Noi ci rileggiamo presto, promesso

Lucia

Il futuro dei sogni di Carlo Palazzi

“Il futuro dei sogni” di Carlo Palazzi, romanzo edito da Bolis Edizioni, è ambientato a Pescara pur potendo svolgersi in una qualsiasi città di media densità abitativa di provincia; narra la città che  fa gli da sfondo assieme alle vicissitudini di  Raimondo D’Amico, per tutti Ray, protagonista e narratore in prima persona di questo spaccato di vita durante un arco di tempo che va dagli anni Settanta sino ai giorni nostri. La trama colloca l’agito spazialmente per buona parte nella città ivi menzionata lasciando tuttavia spazio a un epilogo finale negli States. In questo frangente storico importante la società italiana fa grandi passi trasformandosi in modo radicale così come la maturità del suo protagonista che si evolve, anche attraverso due personaggi femminili di spicco, Selene e Chantal, che a mo’ di traghettatrici e sia pure da presupposti ben distinti seppur complementari contribuiscono al raggiungimento di un assetto personale di Ray maggiorente definito. “Il futuro dei sogni” racchiude un piano di metanarrazione importante nel momento in cui Ray quasi per gioco all’inizio scrive un romanzo, Amorazzi, sulla sua vita che poi decide di proporre per una eventuale pubblicazione a una casa editrice importante, una major, che lo darà alle stampe e in seguito provvederà a tradurlo per presentarlo all’estero dopo la candidatura dell’opera a un premio di levatura nazionale. Altro elemento rimarchevole la colonna sonora del romanzo scandita dai gusti musicali di Ray che ripercorre circa cinquant’anni di musica straniera per la maggior parte. Il ritmo scrittorio di Palazzi, godibile e scorrevole, induce il lettore a terminare senza affanno la lettura di quest’opera corposa.


Carlo Palazzi, Il futuro dei sogni, ISBN  9788878276512

 

Clementina di Giuliana Salvi

“Clementina”, Einaudi,  è il titolo del romanzo d’esordio di Giuliana Salvi e il nome completo di  Tina,  giovane e colta donna di origine leccese che a un certo punto della sua vita mette a punto ciò che ha di più caro per offrire alle due sorelle single a cui si è ricongiunta e ai suoi figli un cespite concreto di guadagno mettendo a frutto una cultura personale conquistata con sacrificio in un’epoca in cui alle donne non era sempre garantito di portare a termine un percorso di arricchimento personale. Diventa quindi precettrice e mentore di un numero consistente di ragazzi trasformando lo studio paterno dell’appartamento natale in una sorta di doposcuola “illuminato” per offrire sostegno e cura e preparare i suoi allievi scolasticamente e ad affrontare con coraggio e determinazione le vicissitudini esistenziali a loro più prossime. Anche in questo romanzo gli eventi si susseguono in un lasso di tempo cospicuo che va dal secondo decennio del secolo scorso sino agli anni sessanta mentre la protagonista modula con efficacia e sapienza  au feminin, con cuore e testa, la promessa espressa a Cesare suo marito, morto prematuramente, di offrire un’esistenza qualitativamente accettabile a se stessa e a chi ha accanto barcamenandosi con forza d’animo anche attraverso gli avvicendamenti storici  che inevitabilmente segnano la sua strada. Il romanzo si avvale di flaskback potenti che sottolineano l’intreccio regalando al lettore punti di snodo interessanti e pregnanti da parte di una donna “tutta gesti” espressi con altrettanta consapevolezza come impeccabilmente riporta la quarta di copertina.

 

Giuliana Salvi, Clementina, ISBN 9788806266110

 

Interviste (Im)perfette: Giulietta Iannone intervista Lucia Guida

“Interviste (Im)perfette, A tu per tu con gli scrittori” in formato kindle nasce da un’idea concreta di Giulietta Iannone e del portale Liberi di scrivere per aiutare a finanziare Medici senza Frontiere Italia Onlus (di cui sono sostenitrice da qualche anno) impegnato in prima linea a Gaza e laddove nel mondo da oramai più di 50 anni ci sia bisogno di assistenza medica specialistica, al di là di schieramento politici, religiosi e di qualsiasi altra tipologia.  Dal nucleo originario composto da dodici autori si è arrivati a quello finale di venti in cui ci sono anch’io. Con il placet di Giulietta vi propongo il mio contributo che è una conversazione a tutto tondo su scrittura, editoria e vita in senso ampio.
Buona lettura a tutti e buon ferragosto
A risentirci presto
Lucia

Interviste (im)perfette: a tu per tu con gli scrittori  – Un’intervista con Lucia Guida

1. Benvenuta Lucia, come prima domanda ti chiederei di parlarci di te, dei tuoi studi, del tuo lavoro.


Grazie a te, Giulietta. Lucia Guida, classe 1965, acquario ascendente gemelli, lo dico non semplicemente per fornire un dato di tipo astrologico ma per sottolineare la mia attitudine “aerea”, chiamiamola così. Dopo la maturità magistrale conseguita all’età di diciassette anni mi sono iscritta alla facoltà di Lingue e Letterature Straniere laureandomi esattamente quattro anni dopo. Nel frattempo ho continuato a studiare e mi sono abilitata per insegnare nella scuola d’infanzia e per conseguire un’idoneità in quella primaria. Una breve ma intensa esperienza annuale di docenza all’estero nelle scuole statali italiane dipendenti dal Maeci e poi il rientro in Italia come vincitrice di concorso nella scuola pubblica statale italiana in cui ho insegnato continuativamente sino a quest’anno scolastico 2024/25. Ho poi conseguito un master di II livello per l’insegnamento dell’italiano lingua seconda, un’idoneità per insegnare sempre per il Maeci all’estero come docente e lettrice e un corso di perfezionamento sull’Unione Europea non necessariamente nell’ordine in cui te ne ho parlato. Dal I settembre sarò in quiescenza dopo aver ricoperto la mansione di docente di lingua inglese e italiano L2 nella secondaria di I grado per più di trent’anni. Una vita lavorativa intensa, insomma…

2. Come è nato il tuo amore per i libri? Quando hai deciso di diventare
scrittrice?

Da bambina, non appena ho imparato a leggere grazie agli stimoli ricevuti in famiglia e alla mia curiosità di adolescente, tanto da preferire per le ricorrenze i libri come tipologia di regalo. Jo March di Little Women della Alcott mi ha molto ispirata all’epoca: mi piacevano tantissimo la sua indipendenza e quel senso di libertà che trasudava dal suo personaggio. Per scrivere in maniera continuativa e seria, diciamo così, ho tuttavia dovuto attendere un bel po’ : ho scelto di farlo con consapevolezza e non semplicemente per fini terapeutici quando i riscontri positivi dell’apertura di un blog nella community di libero nel 2006 mi hanno indotta a pensare che, magari, le cose su cui soffermavo la mia attenzione di autrice potevano interessare anche altri. Dopo le conferme ricevute dai primi concorsi nazionali e internazionali di prosa cui ho partecipato ho collaborato ad antologie di autori vari e finalmente nel 2012 deciso di pubblicare come solista solo ed esclusivamente per case editrici non a pagamento.

3. Quali sono le doti principali di uno scrittore?

Decisamente la pazienza e la perseveranza. Mi spiego: scrivere non è tout court avere a disposizione un’idea felice ma piuttosto la capacità di tradurla in un linguaggio “comunicativo”, diciamo così. Di arrivare al lettore, toccare la sua sensibilità. Per me è una fatica notevole: le idee ci sono e sono tante; svilupparle in maniera decorosa, quello è il vero lavoro, la vera fatica. Un autore dovrebbe possedere il dono di mettersi a confronto con gli altri, non dare nulla per scontato, essere di continuo pronto a mettersi e rimettersi in discussione. Soprattutto quando pensa, compreso com’è nel suo mondo interiore, di essere intelligibile per tutti quando in realtà non lo è sempre pienamente: a questo punto il lavoro di un editor competente, assertivo ma non debordante, diventa fondamentale nelle fasi di pubblicazione di un’opera.

4. Oltre la porta socchiusa di Arkadia Editore è il tuo ultimo libro. Ce ne vuoi parlare? Di cosa parla più nel dettaglio?

Oltre la porta socchiusa del 2024 è il terzo romanzo di una trilogia intitolata
“Prospettive Urbane” cha ha avuto inizio nel 2016 con Romanzo Popolare edito da Amarganta e poi prosecuzione con Come gigli di mare tra la sabbia pubblicato da Alcheringa nel 2021. La mia idea era di parlare di donne e uomini in cammino e in crescita partendo da una prospettiva ampia come quella di quartiere per il primo, circoscrivere questa disamina nel microcosmo rappresentato da un condominio di semiperiferia nel secondo e poi continuare con Oltre delimitando ulteriormente il punto di vista per scavare in profondità soprattutto nella psiche dei protagonisti. Di tematiche attuali in ballo in quest’ultimo romanzo ce ne sono parecchie: la difficoltà di legarsi e impegnarsi dal punto di vista affettivo-sentimentale in una società caratterizzata dalla liquidità (Bauman docet) dei sentimenti. Il senso di possesso esasperato nei confronti delle donne da parte di uomini incapaci di lasciarle andare da sole per la propria strada alla fine di un rapporto sino a sfociare nel fenomeno dello stalking. Lo stesso ghosting che è un’altra criticità dei nostri tempi visto che spesso si preferisce scomparire dalla vita di persone care con cui si condividono momenti di intimità senza una spiegazione o un riscontro minimo. Affidando talvolta il compito di definire una relazione, se va bene!, ad applicazioni di messaggeria istantanea invece di preferire un confronto sincero de visu. Oppure scomparendo senza una parola di spiegazione, cosa ancora peggiore

5. Quanto hai impiegato a scrivere il romanzo?

Circa due anni. Nella scrittura sono piuttosto lenta (rileggo dall’inizio sempre tutto prima di iniziare una nuova pagina) e c’è da considerare che sino a oggi non è stata la mia occupazione principale. Poi credo che si debba narrare quando si ha realmente necessità di comunicare qualcosa: la scrittura secondo me è un atto di consapevolezza estrema che non può essere ridotta a questioni di tipo quantitativo. Ammiro comunque chi in pochi mesi riesce a confezionare un prodotto librario. Io non ne sono capace, ho bisogno di sentire che ho dentro di me davvero qualcosa di incisivo da trasmettere agli altri per farlo.

6. Parlaci dei personaggi principali.

Iniziamo con Alice Bellucci, single poco più che quarantenne, che deve in un sol colpo affrontare diversi bivi esistenziali, sua sorella Betty, felicemente sposata e con la mania di dirigere la vita degli altri. Carlo e Paride, uomini emblematici anche se sotto aspetti diversi l’uno dall’altro ma anche Davide, cognato di Alice e marito di  Betty, e Matias, adolescente e nipote dalla protagonista, funzionale al percorso di  ripresa a tutto tondo di Alice. Sullo sfondo una città di provincia non bene identificata con i suoi pro e contro e diverse situazioni di quotidianità “non ordinaria”, come la definisco io.

7. Scrivi solo romanzi o anche racconti? Ti piace la narrativa breve?

Sono nata come autrice di racconti brevi e questo genere letterario, che è poi quello con cui nel 2012 ho esordito con una silloge, appunto di novelle, resta il mio percorso preferito scrittoriamente parlando. Oltre a costituire un ottimo banco di prova per chiunque voglia cimentarsi nell’arte dell’affabulazione perché in una tempistica ben precisa devi saper dare forma a una trama e un intreccio che abbiano significato e pregnanza più che accettabili

8. Ami leggere? Cosa stai leggendo attualmente? Quale è il libro sul tuo
comodino?

La lettura è un passatempo che come già ti dicevo coltivo da tempo immemore.
Leggo parecchio perché è giusto farlo per comprendere degli altri e della vita aspetti che diversamente andrebbero persi. Perché è importante badare alla “concorrenza” cercando di capire dove va il mercato editoriale. Lo reputo doveroso per un autore: non ci si può limitare a scrivere tralasciando un utile e importante rovescio della medaglia come questo. La lettura ci permette di mantenere i piedi ben piantati per terra ed è un ottimo banco di prova e di confronto, c’è sempre da imparare qualcosa da qualcuno che scrive e crea a volte meglio di noi.
Paradossalmente anche un libro brutto è in grado di insegnarci qualcosa. Se capita di avere tra le mani una pubblicazione che non mi entusiasma la metto da parte senza sensi di colpa ringraziando Pennac per avermelo autorevolmente suggerito. Confesso di avere una bella pila di libri in camera da letto, per me concludere una giornata con qualcosa di bello è fondamentale. L’ultimo in ordine di tempo è stato  “Inventario di quello che resta mentre la foresta brucia” di Ruol, che ho conosciuto personalmente per il tramite di uno scrittore amico al SalTo 2024, candidato finalista allo Strega e da me acquistato però in tempi non sospetti.

9. Hai relazioni di amicizia con altri scrittori?

Qualcuna, sì, ed è un tipo di amicizia molto calata nel personale: non riesco a coltivare un rapporto amichevole se non stimo e non sono empaticamente in contatto con chi mi sta di fronte. C’è tuttavia molta competitività in questo ambiente: la sensazione fallace di essere arrivati per il sol fatto di aver pubblicato a volte può spingere a isolarsi nella propria torre eburnea. Una sensazione ingannevole perché il mercato editoriale è talmente vasto da non offrire certezze sotto questo profilo. Accettare di continuare a crescere potrebbe, forse, aiutare a costruire meglio e in maniera più duratura la propria professionalità anche in questo settore. La parola d’ordine è sempre la stessa: consapevolezza, di ciò che si è nell’attimo presente, di ciò che si è capaci di raggiungere e di quanto ancora c’è da fare per migliorarsi

10. Come cerchi di preservare la tua indipendenza spirituale nell’odierno mondo letterario?

Evitando prese di posizione snob, come ho già detto, cercando di non essere
opportunista per spianarmi la strada e mantenendomi per quanto posso onesta mentalmente. Conservando la mia autonomia e non legandomi a nessun entourage a varie tinte connotato pur continuando ad avere idee molto chiare su tante cose; e, quindi, mostrandomi per ciò che nella realtà sono, punti di forza e punti di debolezza, senza millantare sfaccettature che non fanno parte del mio modo di essere per mere questioni di tornaconto personale e/o professionale

11. Cosa pensi del legame tra cinema e letteratura? 

Ne penso soltanto bene, al punto tale da essere stata definita da più di un relatore che mi ha affiancata nel corso degli anni nelle varie presentazioni dei miei libri una “prosatrice” dal taglio filmico, essenziale. La versione cinematografica ben articolata di un libro può aiutarlo nella sua pubblicizzazione avvicinando alla lettura target di persone che diversamente non si sarebbero mai cimentate in questo passatempo. Credo sia ipocrita pensare una cosa diversa, soprattutto in un frangente storico come il nostro in cui la nostra esistenza spicciola è popolata di continuo da immagini.

12. Quale è il significato del talento per te?

Bella domanda. Scrivere non è semplicemente mettere in fila parole sapienti né rincorrere effetti speciali a tutti i costi o attenersi con scrupolo a tecniche e strategie narrative di varia natura; il talento se lo possiedi è la sfumatura che differenzia la tua capacità affabulatoria da quella di un altro. Padroneggiare l’aspetto formale per uno scrittore è una dote essenziale, al di là dell’incontro e della sinergia che si instaura con un bravo editor, ma senza talento questa abilità resta un guscio vuoto destinato a infrangersi.

13. Ti piace fare un tour promozionali? Dì ai nostri lettori qualcosa di divertente accaduto durante questi incontri.

Considero le presentazioni una necessità da parte dell’autore che proattivamente vuol mettersi nella condizione di farsi conoscere da più persone possibili, oltre a offrire a potenziali lettori chiavi di lettura extra della sua opera. Seleziono con attenzione gli eventi a cui partecipo scegliendo con cura il relatore che è la persona deputata a evidenziare al meglio le caratteristiche del mio lavoro di narratrice. Preferisco le persone empatiche agli eccellenti oratori interessati forse a mettere in risalto la propria cultura invece di accontentarsi di fare da “spalla” all’autore. Soprattutto apprezzo chi il mio libro lo ha letto davvero: sembra una provocazione ma non lo è, tu non hai idea di chi accetta di presentarti senza essersi letto nemmeno un rigo di ciò che hai scritto. Non so se questa cosa possa definirsi divertente ma di sicuro in questi anni a volte mi è capitato. In quel caso ho dovuto far buon viso a cattivo gioco.

14. Infine, l’inevitabile domanda: su cosa stai lavorando ora?

Un romanzo ad ampio respiro iniziato a principio del 2025 di cui per il momento non dirò per scaramanzia nulla, anche perché non mi piace vendere la pelle dell’orso prima di averlo catturato; il prosieguo, anche per quest’anno della mia collaborazione con la rivista mentinfuga con articoli di cultura e recensioni freelance di romanzi e opere scelte da me. Un paio di lavori a progetto per mantenermi in esercizio anche in questo filone. Nei miei impegni prediligo la varietà: posso affermare con certezza di essermi raramente annoiata nella mia vita. La creatività e la voglia di sperimentare me lo hanno impedito, oltre ad avermi fornito la possibilità di reinventarmi di continuo come autrice e come donna. Come Persona.

Recensioni d’Autore: “L’ora di greco” di Han Kang

Quando ho voglia di recensire un autore lascio passare un po’ di tempo se il libro che ho scelto è uscito da poco; oppure, come per “L’ora di greco” di Han Kang, scrittrice coreana e vincitrice del Premio Nobel per la Letteratura 2024, aspetto che il clamore mediatico attorno alle opere e alla persona designata si plachi un po’. È quanto ho deciso di fare in questo articolo a chiusura di un anno scrittorio per me importante e impegnativo incentrando, a differenza degli ultimi miei reading tips, su un solo autore e una sola opera e dando priorità di pubblicazione alla rivista Mentinfuga con cui come già sapete collaboro da un paio di mesi. Il mio augurio sincero per voi è quello di continuare a leggere parecchio: non c’è niente di meglio di un buon libro per pensare, sognare e crescere. E tutti noi di buon cibo per la mente abbiamo un assoluto bisogno. Mai come adesso.
Buon Natale a tutti

Lucia

L’ora di greco di Han Kang*

Un uomo e una donna si incrociano in un momento di tranquilla ordinarietà della loro vita. Lui è un cólto professore universitario che ha deciso controcorrente di tornare in Corea dalla Germania, paese in cui da bambino si era trasferito con i genitori e la sorella, ora talentuosa cantante lirica, alla ricerca di prospettive migliori. Lei è una madre delusa nelle sue aspirazioni genitoriali allontanata dal proprio figlio dall’ex coniuge. L’uomo si procaccia da vivere lavorando part time in un ateneo cittadino di Seoul come professore di greco dedicandosi a pochi studenti lì per scelta, cercando di tenere nascosta la grave problematica visiva da cui è affetto e che gli è derivata per familiarità dal ramo paterno. La donna ha deciso di frequentare quelle lezioni per colorare giornate troppo uniformi e insapori, condotte in una periferia che non è semplice luogo fisico, all’indomani del distacco forzato dal suo bambino; di tanto in tanto scrive brevi poesie in greco antico attingendo dal suo vissuto e cerca di ricalibrare la propria vita adattandola all’afasia che l’ha colpita e che è stata uno dei motivi a cui il suo ex compagno si è appigliato per privarla del figlio.

I due trovano conforto in quel breve (e per certi versi privo di precise e circostanziate responsabilità) intermezzo scolastico settimanale, sia pure per ragioni diverse: per il docente la lezione di greco rappresenta l’ultimo baluardo per tentare di conservare un briciolo di socialità ridotta all’osso a causa della progressiva perdita della vista che lo affligge. La donna, al contrario, si sente a proprio agio nel far parte del numero esiguo dei suoi compagni di studi cercando per quanto in suo potere di passare inosservata e fuggendo, in senso metaforico e letterale, qualsiasi occasione di contatto e di scambio dialogico.
A voler ben vedere entrambi rappresentano insieme un’unica figura dotata di vista e di parola: quella di un medesimo individuo che è incapace nello stesso istante di reciprocità e di condivisione con chi lo circonda perché è carente della necessaria integrazione dei due veicoli di comunicazione essenziali, indispensabili, che rendono ogni esperienza vitale umana unica e irripetibile conferendole al tempo stesso sostanza e astrazione.
Paradossalmente un elemento scatenante, imprevedibile ma estremamente umano, farà in modo di concretizzare la loro conoscenza in un incontro fatto anche di fisicità, dando ai due la possibilità di provare, ciascuno in base a ciò che all’altro può offrire, a condividere un piccolo segmento esistenziale. Con la consapevolezza dell’estrema finitudine dell’essere umano: è cosa certa che si si nasca e si muoia in solitudine, ma è altrettanto importante considerare come dai propri demoni interiori non ci si salvi mai da soli. Han Kang sembra quasi voglia suggerire, molto ben al di là di prevedibili ricette pronte all’uso, quanto degli altri abbiamo bisogno per chiudere il cerchio iniziato con la nostra venuta al mondo; mettendo a punto, grazie alla loro presenza, quelle riflessioni che le nostre scelte di vita ci hanno ispirato e che noi scientemente o meno abbiamo deciso di attuare. In un’ottica paritaria e di consapevole complementarità, nel rispetto pieno di ciò che ciascuno di noi ha da porgere al mondo senza avere a pretendere nulla in cambio.

Lucia Guida

*L’ora di Greco, Han Kang, trad. di Lia Lovenitti, Adelphi, 2023

 

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L’articolo in originale è qui 

A PLPL 2024, breve cronistoria emotiva e sensoriale di qualche ora alla Fiera libraria romana

Qualche brevissima notazione di cronaca sulla mia mattinata a PLPL 2024 ospite dello stand di Arkadia P04 presso la postazione della Regione Sardegna – AES. Poche righe per riprendere il filo con chi ha la bontà di venirmi a cercare qui su WP per leggere di me e delle mie cose
Baci e a rileggerci prestoLucia

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CRONACA DI UNA MEZZA GIORNATA PERFETTA

Stamattina partenza di buon’ora; nuvole poggiate sulle montagne dell’appennino come bioccoli sfaldati di lana leggera, un po’ di nebbia nel mentre ma a Roma tanto sole. Una luce che ti riscalda dentro e che mitiga l’aria frizzantina che ti accoglie all’uscita della metropolitana.
Alla Nuvola volti noti e appena conosciuti e un’atmosfera soffusa e gentile come il sole che continua a filtrare attraverso le vetrate. Sarà un caso ma è la seconda volta che Arkadia è ospitata in uno stand luminosissimo; stavolta è quello messo a disposizione dalla Regione Sardegna per l’Aes.
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Un super abbraccio a Milvia Comastri, briosa come sempre e super impegnata nei tanti eventi librari, una bella chiacchierata con Patrizio Zurru, Ettore Zanca, Paolo Restuccia e la sua gentile signora, con un paio di lettori curiosi di sapere qualcosa in più sulle vicissitudini di Alice e con i gentilissimi addetti alla cassa dello stand P04. Il tempo di ripartire arriva presto ma ha il sentore dolce delle cose fatte con piacere genuino.
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Torno a casa contenta di esserci stata anche se per pochissimo. Ed è una bella sensazione, un punto fermo nei giorni che rotolano troppo in fretta verso la fine di questo anno impegnativo e verso un 2025 che per me sarà davvero colmo di novità. Nuovi sentieri da perlustrare con un bagaglio a mano forse più leggero che in passato ma dal contenuto essenziale: di sicuro pieno solo di ciò che conta davvero
Lucia
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Reading Tips: “Passaggio in ombra” di Mariateresa Di Lascia e “L’ultimo atto” di Giancarlo Giuliani

Con la ripresa lavorativa a pieno ritmo ho un po’ meno tempo per leggere ma è comunque piacevole concludere la giornata con qualche pagina di un buon libro. Per voi, oggi, due romanzi. Il primo è di Mariateresa Di Lascia, Premio Strega 1995, e il secondo di Giancarlo Giuliani, scrittore e poeta pescarese.

A presto

Lucia

Passaggio in ombra di Mariateresa di Lascia

Una pregevole saga tutta al femminile in odore di matriarcato come tante impazzano oggi in narrativa, scritta in tempi non sospetti e calata nella realtà dura e difficile di un paese del Sud imperniato su prospettive e esistenziali arcaiche in cui la protagonista Chiara D’Auria, figlia partorita fuori dal matrimonio da sua madre  Anita Riccetti, ostetrica condotta arrivata dall’Italia centrale, racconta da bambina e poi in seguito da ragazza e donna fatta le vicende familiari di cui è in gran parte protagonista. Di quel padre verso il quale nutre un sentimento di odio e amore, quasi una versione infantile della disposizione d’animo materna, Chiara è padrona assoluta e si diverte a fare il bello e il cattivo tempo sfruttando a suo piacimento la sudditanza che scaturisce dai sensi di colpa di Francesco per aver saputo tardissimo di questa paternità provvedendo a riconoscerla solo in un secondo momento. Chiara non riuscirà a laurearsi nonostante il generoso aiuto economico di donna Peppina Curatore sua prozia che penserà a lei invece di dedicarsi a una prole che non è mai arrivata dandole la possibilità di frequentare l’università e poi donandole una casa e il sostentamento economico necessario per evitarle un matrimonio di convenienza com’era invece per lei accaduto.  Con uno stile narrativo magistralmente condotto la scrittrice contribuisce a rinforzare nel lettore il senso di empatica condivisione quando questi si sofferma a soppesare l’indeterminatezza dell’uno o dell’altro personaggio, indotto a muoversi dalle circostanze della vita e non da una reale volontà di cambiamento.

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 Mariateresa di Lascia, Passaggio in ombra, ISBN 9788807814204

L’ultimo atto di Giancarlo Giuliani  è al contrario un romanzo agito attraverso una prospettiva prevalentemente maschile. Narra la vita di Carlo, giovane idealista che vorrebbe trasformare con le buone o con le cattive un mondo in cui poco si riconosce. Di famiglia molto benestante il ragazzo accantona il sogno di diventare insegnante piegandosi alle logiche rigide della lotta armata all’indomani dello scioglimento di Lotta Continua di cui faceva parte abbracciando i metodi duri di gruppi extraparlamentari estremisti. Le vicende narrate si collocano per buona parte nel periodo degli anni di piombo comunicando a tinte forti quel senso di precarietà che coglie il suo protagonista nell’attimo in cui si rende conto che a fronte di ideali notevoli di uguaglianza sociale non ci sia sacrificio umano che tenga, soprattutto quando trovi dall’altra parte della barricata una delle persone che ha tanto contato per te come amico carissimo o gente impegnata in battaglie di sopravvivenza quotidiana. Neanche in quest’opera l’amore acquisirà una reale e concreta valenza salvifica: la storia di Anna e Carlo, destinata a perire innanzi tempo perché privata sin dall’inizio di una prospettiva concreta, è quasi emblema di quei sentimenti di riscatto sociale di cui Carlo vorrebbe farsi portavoce per dare forse anche un senso alla sua vita. In una circolarità che lo riporterà alla fine della vicenda a casa dei suoi per respirare ancora quell’aria di famiglia e di appartenenza da cui ha cercato di fuggire invano. Un libro scritto da un autore che ha deciso di raccontare  in maniera scabra e sincera senza fare sconti a nessuno un segmento storico non facile del nostro Paese.

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Giancarlo Giuliani, L’ultimo atto, ISBN 9791259881601

Per andare oltre con “Oltre”: Lucia ci parla del suo ultimo libro “Oltre la porta socchiusa” in Associazione Culturale Gigino Braccili



Non è semplice parlare di sè da un punto di vista scrittorio perorando la bontà o comunque pianificando in prima persona il lancio dell’ultimo libro pubblicato attraverso un articolo che parli delle peculiarità di quest’ultimo perché il pericolo di mostrarsi al pubblico dei lettori debordante in termini di autoreferenzialità è sempre in agguato. È ciò che ho subito pensato quanto Umberto Braccili, giornalista di grande caratura professionale e morale, mi ha proposto di farlo attraverso le pagine del sito portavoce dell’Associazione Culturale intitolata a suo padre Gigino di cui è amministratore attento. Il suo portale, per il quale anch’io in passato ho scritto con grande piacere, è seguitissimo. Ho, quindi, accettato la sfida con un po’ di batticuore sperando con tutta me stessa di non indulgere in sbavature di tipo emotivo e sentimentale.
A presto

Lucia     

Lucia ci parla del suo ultimo libro “Oltre la porta socchiusa”

di Lucia Guida

Quale potrebbe essere la procedura più efficace per parlare di sé stessi e delle proprie produzioni letterarie? Forse la stessa utilizzata per descrivere a qualcuno un figlio? Una sorta di orgoglio malcelato, tutto materno e umanamente comprensibile e per certi versi condivisibile, cercando di mantenere una giusta e doverosa patina di obiettività? È quello che ho pensato quando Umberto Braccili mi ha proposto di parlare nel suo blog dedicato alla memoria di suo padre Gigino di “Oltre la porta socchiusa”, mio quarto romanzo e terzo di una trilogia iniziata nel 2016 intitolata “Prospettive Urbane”. Sesto in ordine di arrivo dopo, come già annunciato, altri romanzi e due sillogi, una di racconti e una di poesie.

È con questo stato d’animo ambivalente che mi appresto in questo compito per certi versi difficile. Potrei iniziare dicendovi che per una madre un nuovo figlio riceve la stessa quantità di amore destinata a quelli che lo hanno preceduto per nascita e non sbaglierei affatto. Aggiungerei anche che la stesura di “Oltre” è stata assai ponderata, forse più degli esemplari precedenti. Ha risentito della stasi del periodo pandemico. Un lasso di tempo che mi ha privata di idee, entusiasmo e voglia di fare, scrittoriamente parlando, spingendomi istintivamente su altri versanti creativi: quelli caratterizzati da un’operosità concreta, silenziosa, di tipo manuale permeati di pensiero profondo che non necessita di manifestarsi in superficie ma che pure c’è e ha il suo preciso peso specifico.

Già da allora sentivo l’urgenza di portare a termine la trilogia di cui sopra iniziata con “Romanzo Popolare” (2016) di Amarganta, una storia di famiglie amiche, di vicissitudini liete e tragiche narrata in un decennio d’antan compreso tra il 1965 e il 1975 e ambientato nel popoloso quartiere di San Donato a Pescara; continuata in un condominio di semiperiferia di epoca contemporanea, una palazzina liberty fulcro delle storie dei suoi abitanti diversi gli uni dagli altri, punti di forza e punti di debolezza, raccontata in “Come gigli di mare tra la sabbia” (2021), Alcheringa. Era arrivato il tempo di stringere ulteriormente il cerchio: di andare in profondità e parlare del microcosmo di Alice Bellucci, 45 anni, di bell’aspetto e belle speranze, donna alla ricerca di un baricentro esistenziale e affettivo-sentimentale. Delle sue giornate lunghe a dismisura ritmate da una lenta opera di riabilitazione psicofisica.

Delle sue speranze, delle sue disillusioni, della sua volontà e caparbia nel volersi riappropriare di un’autonomia personale messa a dura prova da un grave incidente automobilistico. Degli uomini da lei incrociati che difficilmente accettano di svelarsi per ciò che sono e sentono realmente, di affetti familiari certi che restano quando tutto il resto svanisce; di lavoro e precarietà; di un paio di occhiali dalle lenti appena scurite, non più rosa, che permettono alla protagonista di percepire il quotidiano per ciò che è e rappresenta in concreto. Certamente con buona dose di resilienza che non è mai accettazione passiva di tutto ciò che ci accade o che ci potrebbe capitare. 

Scatto della fotografa Cristiana Greco, presentazione di "Oltre la porta socchiusa" (2024) Arkadia del 7 settembre 2024 al Ritrovo del Parrozzo di Pescara

Potrei dirvi moltissimo altro ancora. In fondo, lo dicevamo poc’anzi, a una genitrice fiera della propria progenie piace parecchio parlarne a terzi. Vi invito, invece, a leggere questa narrazione reperendola in web su uno dei tanti portali librari o, ancora meglio, a richiederla nella vostra libreria preferita. A entrare nella prospettiva di Alice, sopravvissuta e vincitrice laddove è stata ampiamente anche vinta e sopraffatta dalle circostanze dell’esistenza, ha pianto, si è disperata, ha temuto per sé stessa.


Soprattutto di venirmi a sentire nelle presentazioni che farò a breve (la più vicina nel tempo è programmata per sabato 7 settembre a Pescara, ore 17,30 al “Ritrovo del Parrozzo”, ma ce ne saranno tante altre a seguire).  Per un autore, al di là delle vendite di un libro (che di sicuro “fanno classifica”) la cosa forse più importante, pregnante, è quella di essere ascoltati. Di contraltare con il pubblico di lettori e potenziali lettori. Di incontrarsi sul filo empatico dell’affabulazione: un processo meraviglioso  che è fatto di dare e avere in misura eguale. Uno scambio di energia notevole, anche in caso di opinioni contrastanti.

Vi avevo promesso di essere poco celebrativa, spero di essermi decorosamente attenuta ai patti e di avervi incuriositi. Confidando di averli prossimamente con me ringrazio di cuore per la pazienza mostrata tutti coloro che hanno scelto di restare in mia compagnia in questi cinque  minuti di lettura silenziosa. 

Sinceramente vostra,

Lucia

Lucia Guida, “Oltre la porta socchiusa” (2024) Arkadia Editore

ISBN 978 88 68514969    € 16,00

https://luciaguida.wordpress.com/

http://www.arkadiaeditore.it/lucia-guida/

britti

In foto da sinistra a destra Daniela D'Alimonte, Lucia Guida, Umberto Braccili ed Edmea Marzoli in occasione della prima presentaziode di "Romanzo Popolare" al Centro britti in Pescara (2016). Scatto di Luciano Onza

È possibile leggere in originale l’articolo qui 

Quattro chiacchiere con Lucia Guida oltre la porta (socchiusa), intervista di Mario Borghi

In attesa dell’imminente prossima presentazione di “Oltre” rebloggo qui la bella intervista di Mario Borghi, scrittore e critico sul suo blog di lettura e scrittura. Come di sua tradizione Mario non ha badato a spese, rivolgendomi domande estremamente mirate formulate con precisione chirurgica.
L’intervista completa la trovate in originale qui


A presto




QUATTRO CHIACCHIERE CON LUCIA GUIDA OLTRE LA PORTA (SOCCHIUSA)

Ho letto la terza opera di Lucia Guida e, prima di scriverne, ho voluto scambiare con lei qualche parola.
Lucia, sempre garbata e gentile, ha accettato.

Lucia, ci conosciamo da anni, ma l’ultima volta che ci siamo sentiti “ufficialmente” sul mio blog, è stato circa dieci anni fa. Cosa è successo nel frattempo?

Ciao, Mario. In questo decennio ho pubblicato per altre tre case editrici, (Amarganta, Alcheringa e di recente Arkadia, curioso che inizino tutte per A… ), ho preso un master in italianistica, studiato parecchio per una selezione professionale. Letto tantissimo (secondo me, oltre che un piacere infinito è preciso dovere di un autore farlo in modo sistematico). Scritto tre romanzi: Romanzo Popolare, Come gigli di mare tra la sabbia e Oltre la porta socchiusa, una silloge di poesie in versi sciolti, “Interlinee”. Ho anche accettato di collaborare con piccoli contributi in prosa e poesia per antologie di autori vari. Recensito libri come freelance. Ho soprattutto riflettuto moltissimo sull’editoria contemporanea e sulla strada da quest’ultima di recente intrapresa, idealizzandola molto di meno che agli inizi. Provato a scrivere con maggior cognizione di causa (spero) e con il giusto ritmo, continuando a sondare con attenzione tutto ciò che mi circonda, dalle iscrizioni sul muro di cinta del parco che oltrepasso ogni giorno per andare al lavoro sino a ciò che mi tormenta ad altezza di cuore e di testa. Soprattutto non ho mai dato niente per scontato  mettendomi di continuo in discussione; ho con serenità anche valutato la possibilità di continuare a scrivere e di quanto questa cosa potesse ancora incidere nel mare magnum dei libri che continuano a essere stampati.

Da poco è arrivato il tuo Oltre la porta socchiusa, edito da Arkadia, sotto lo sguardo severo e inflessibile di Patrizio Zurru. Prima domanda: l’autrice da che parte guarda rispetto a quella porta? E cosa rappresenta quella porta?

Intanto permettimi di fare un plauso al team di SideKar, la collana per cui ho esordito in Arkadia coordinata da Patrizio Zurru, Mariela Peritore Fabbri e Ivana Peritore Fabbri che mi hanno scelta e continuano a seguirmi con grande e doverosa attenzione anche in questi primi passi del post pubblicazione. Attraverso una qualsiasi porta metaforicamente socchiusa io guardo sempre con diligente circospezione, chiamiamola così. Sono, cioè, sempre d’emblée propensa a cogliere il senso di apertura che una nuova circostanza mi prospetta. Da bravo acquario la cosa mi entusiasma parecchio ma poi nella fase successiva passo tutto con accuratezza al vaglio della ragione. Se, infatti, per me è importante mantenere sempre uno spiraglio di disponibilità è altrettanto però necessario provare a intravedere al di là delle apparenze. Caratterialmente è raro che chiuda in maniera definitiva porte ma quando lo faccio non torno più sui miei passi.

In questo romanzo si muovono due sorelle l’una l’opposto dell’altra e due uomini, anch’essi l’uno l’opposto dell’altro (oltre a un terzo uomo, marito di una delle sue sorelle). Come mai questa scelta?

Senza farne un romanzo corale ho provato a sondare l’animo umano da varie prospettive, da quella più solare e luminosa a quella decisamente più dark. Del resto, la realtà di tutti i giorni ci propone di continuo modelli variegati di comportamento e tipologie di umanità assai differenti le une dalle altre; conoscere significa anche prevenire, come un vecchio slogan un tempo recitava. L’esperienza è una grande maestra, va coltivata. Ed è sbagliato pensare (e concepire anche scrittoriamente) il mondo in termini di bianco in contrapposizione al nero. Il male esiste, è molto più diffuso di quanto non si pensi perché secondo me si nutre e prolifera anche grazie a una certa passività, all’indifferenza e alla superficialità da tanti praticata. Non mi interessa e quindi non vedo. Poi però mi stupisco se la quotidianità è piena di situazioni limite, per me inconcepibili. Dovremmo imparare nuovamente a praticare l’empatia, a provare a metterci poco alla volta nuovamente nei panni degli altri. E invece troppo spesso tiriamo dritto per comodità, per pigrizia.

La tua opera tocca alcuni argomenti, purtroppo, hot di questo periodo: stalking, femminicidio, condizione della donna, e altro. Come ti poni, nella tua vita, di fronte a queste problematiche?

In maniera estremamente assertiva, di manifesta condanna. Lo stalker e il femminicida per me non hanno scusanti né giustificazioni di nessun tipo. Bisognerebbe ricordarlo di più a qualche giornalista malato di benaltrismo che continua con pervicacia a parlare di “drammi d’amore” (sic!) in questioni in cui c’è un palese abuso di questo termine. Chi ti vuol realmente bene vuole per te il meglio a costo di sacrificare sé stesso rinunciando a un sentimento che non ha più rispondenza nella controparte. Limitare a qualsiasi titolo la libertà dell’altro è un delitto. Ciascuno di noi ha il sacrosanto diritto di poter cambiare idea in qualsiasi momento: in amore, in amicizia, nei rapporti di lavoro. I comportamenti debordanti non sono mai indice di equilibrio. Purtroppo viviamo in un’epoca in cui il voyerismo attraverso il web e i social ha trovato una sorta di consacrazione. Ciascuno di noi deve, a mio avviso, poter conservare una zona di propria ed esclusiva pertinenza e poter scegliere se permettere a qualcuno di accedervi o no. L’ho già detto e lo ripeto: pensare che una persona possa essere “cosa totalmente nostra” con atteggiamenti marcati di possesso non va bene. Chiedere rispetto per darne altrettanto a chi abbiamo di fronte è un atto dovuto, profondamente umano, e quindi da coltivare e incentivare in qualsiasi ambito.

Cosa ci racconti della genesi di questo romanzo? Senza paura di spoilerare, posso dire che inizia con un brutto incidente stradale, apparentemente “casuale.

Nel prologo, la protagonista, Alice Bellucci, resta vittima di un incidente che ne mette a repentaglio la vita. Quanto sia di sua responsabilità l’accaduto o debba ascriversi ad altro lo scoprirà il lettore nel prosieguo della storia… Posso soltanto dire che a volte il peggio arriva per aiutarci a sovvertire un ordine percepito e agito negativamente in vista di un bene maggiore futuro. Chiariamo: non è giusto accettare supinamente tutto ciò che di avverso e contrario ci accade, ma forse potrebbe esserci di conforto riflettere sulle potenzialità che anche il momento peggiore della nostra vita in nuce possiede. Oggi vado di adagio in adagio, e quindi potrei dirti che “non tutto il male viene per nuocere”, ad avere occhi per ben vedere…

Le due sorelle: una estroversa, sempre attiva, un po’ invadente, dinamica e sempre di classe; l’altra esattamente l’opposto. Interagiscono e spesso il lettore percepisce un certo fastidio da parte della seconda nei confronto della prima (che, detto fra noi, vorrebbe solo aiutarla). Tu da che parte stai? Voglio dire: l’aiuto di cui una persona, e nella fattispecie una donna, come andrebbe gestito?

Alice trova eccessiva la volontà ferrea di Betty di collocarla sentimentalmente parlando, però poi cede di continuo alle sue profferte e partecipa alle occasioni d’incontro da questa preconfezionate con uomini papabili a ricoprire il ruolo di fidanzati della sorella. A me non è mai capitato che qualcuno si prodigasse in tal senso per me. Sono, quindi, indulgente nei confronti di Betty che per affetto vorrebbe un happy ending affettivo-relazionale per tutti ma strizzo l’occhio in maniera solidale ad Alice. Non è peccato camminare in solitaria se al momento non hai avuto la possibilità di farlo con una persona che ti piaccia davvero, che ti sia affine e con cui hai voglia di procedere di pari passo

Abbiamo anche uno stalker, te lo chiedo secco: hai mai avuto a che fare con uno di loro? La tua descrizione di questo personaggio è talmente fatta bene che il lettore rimane perplesso.

Le relazioni vissute a ridottissima distanza non hanno mai fatto per me, probabilmente perché sono stata cresciuta da genitori iperprotettivi che in nome dell’affetto che per me nutrivano pretendevano di conoscere (e per certi versi dirigere) la mia vita. D’istinto scappo da tutto ciò che percepisco come soffocante, eccessivo perché penso che un sentimento autentico non sia fatto di controllo continuo ma di fiducia reciproca e di rispetto reale, come ho già espresso.  Una persona a me assai vicina ha avuto a che fare con un’altra persona che le ha rivolto attenzioni eccessive perché non accettava la fine della loro relazione. È stato un periodo pesante e profondamente infelice per tutti coloro legati alla questione più o meno indirettamente. Lo stalker di Alice, tuttavia, si muove nell’ombra all’insaputa della sua vittima sino alla fine. Siamo nel patologico conclamato. Per descrivere in maniera accurata questo stato di cose estremo e particolare mi sono andata a documentare leggendo studi scientifici sull’argomento e chiedendo un parere a chi queste dinamiche per professione le affronta quotidianamente. Mi lusinga che il principio di verosimiglianza sia stato pienamente rispettato: volevo provare a mettere nero su bianco i meccanismi che scattano nella mente di un individuo ossessionato da un suo simile. Probabilmente la mia sensibilità anche scrittoria e l’amore per il particolare hanno fatto il resto, ma ti assicuro che di autobiografico c’è davvero poco. Fortunatamente, aggiungo.

Riesci a descrivere scene e situazioni “forti” e “piccanti” sempre senza eccedere nel linguaggio e usando sempre un registro privo di termini volgari. Ci sveli il tuo segreto? E dire che sei insegnante e, anche non volendo, in classe credo che tu senta di tutto (e ti venga da rispondere per le rime).

Io credo che una scena di sesso non abbia bisogno di esser illustrata nei minimi particolari se questi non sono indispensabili all’economia della narrazione, a meno che io non sia un’autrice di  narrativa erotica. Deve, quindi, essere funzionale all’intreccio quanto basta, senza esagerazioni. Così anche nelle scene di contrappunto a quelle di Alice dedicate all’operato del suo stalker. Anche in questo caso non penso aggiunga una virgola in più di realismo esagerare nella ”mise en place”, diciamo così. Reputo sia il contenuto a farla da padrone più che il contenitore.
In classe come prof cerco di mantenere sempre un linguaggio e un comportamento ortodossi: se redarguisco una studentessa per un capo di abbigliamento forse più consono per una serata in discoteca o con gli amici che per un’occasione di lavoro a scuola cerco di vestirmi adeguatamente anch’io, altrimenti dal punto di vista educativo la mia richiesta di riflessione da parte sua non avrebbe senso. Ricordo anche di continuo che le imprecazioni peggiori le conosco benissimo e talvolta in privato le uso specie se arrabbiata ma ho troppo rispetto per il luogo in cui mi trovo e per loro stessi per esprimermi così anche in pubblico


Prima di concludere e di dedicarmi a una recensione, ti chiedo a quale fascia di pubblico e di età consiglieresti il tuo libro.

Credo che tutti i miei romanzi, dal primo all’ultimo, siano più adatti a un pubblico maturo, non tanto per le descrizioni elaborate con quello che tu hai definito “garbo” quanto invece per gli argomenti trattati. In ogni caso sottolineerei comunque l’importanza per un ragazzo in crescita del supporto e del filtro di un adulto di riferimento anche in ambito di lettura. Lo dico senza inutili pruderie e in qualità di educatrice, visto che ne abbiamo parlato poco fa. Ricordo con tenerezza di aver letto Flaubert o i romanzi di Colette di nascosto, prendendoli dalla libreria di mio padre a quattordici anni perché sapevo di attingere a qualcosa di artisticamente ineccepibile ma di proibito, di certo non adatto a un’adolescente. Forse mi sarebbe stato di grande aiuto avere accanto una persona di esperienza di famiglia pronta all’ascolto e al dialogo a cui comunicare con fiducia, apertamente, le tante impressioni suscitate in me da entrambi gli autori    

Grazie Lucia, ad maiora.

L’autrice
Nata a San Severo, abita e lavora a Pescara, città in cui insegna Inglese. Nel 2012 ha esordito con la silloge di racconti Succo di melagrana. Storie e racconti di vita quotidiana al femminile, menzione speciale al Premio Nazionale “Donne e così sia” (2014). Nel 2013 pubblica il suo primo romanzo La casa dal pergolato di glicine, premiato alla XIV Edizione del Premio Internazionale “Val di Vara-Alessandra Marziale” e al Concorso Letterario Nazionale “Urbe Parthenicum” (2015). Segue Romanzo popolare (2016), vincitore di diversi premi letterari di prestigio. Ha inoltre pubblicato la silloge di poesie Interlinee (2018). Con Come gigli di mare tra la sabbia (2021) è stata tra i finalisti del Premio Internazionale Samnium, riportando la menzione d’onore nei Premi Internazionali Cygnus Aureus e Navarro nel 2022 e la segnalazione nel IV Concorso Letterario Tre Colori per la sezione Bianco Avorio opere edite. Già curatrice di rubriche letterarie su siti di arte, musica e spettacolo, al momento si occupa di un blog sulla piattaforma WordPress e di alcune pagine su Facebook di scrittura e lettura dedicate ai suoi libri e alla propria attività di autrice. Per Arkadia Editore ha pubblicato Oltre la porta socchiusa (2024).

Mario Borghi

13220638_1142426682476639_7379951671705840034_oCon Mario Borghi al SalTo 2016




“Oltre la porta socchiusa”, Arkadia, di Lucia Guida – recensione di Libroguerriero

Per “Oltre” nuova recensione di Libroguerriero a cura di Paola Rambaldi.
Buona lettura e a presto
Lucia 

 

“Oltre la porta socchiusa” on the road, le presentazioni

La fatica di scrivere un libro non si esaurisce con la sua pubblicazione anche se fatta con una casa editrice meritevole e attenta. Continua con la sua pubblicizzazione, se è vero che in base a una riflessione universalmente condivisa da addetti ai lavori e non un libro di modesta portata propagandato con strategie di marketing efficaci conoscerà notorietà e successo molto più di un’opera di buon livello che è stata al contrario poco diffusa e altrettanto poco promossa.
Come per le altre mie produzioni scrittorie in passato anche per “Oltre la porta socchiusa” di Arkadia, in concomitanza con la sua uscita si è aperta a luglio 2024 l’epoca delle presentazioni  che continueranno felicemente sino a quando autrice e casa editrice non si troveranno concordi nella loro pianificazione.
Ho, quindi, deciso oggi di creare un post che ha un inizio certo ma che non ha una fine prestabilita in cui chi vorrà potrà seguire Lucia e la sua ultima produzione letteraria lungo l’intero tragitto. In realtà avevo già percorso questa strada ideandola e concretizzandola qui su WP per i miei primissimi libri da solista e quindi non è proprio un’idea originalissima ma certamente si presta a illustrare e a far comprendere a terzi  il percorso lungo, a volte segnato da imprevedibili rallentamenti o tortuosità talvolta indipendenti dalla volontà dei partecipanti a questo processo, di sicuro ponderato. Perché se è vero che l’importante è parlare di un’opera è altrettanto sacrosanto farlo in buona compagnia. Con quel briciolo di amore e di passione indispensabili in ogni atto creativo che fanno sempre la differenza, lo sottolineo per amor di verità perché credo sia realmente così che in quest’ambito le cose funzionino.
Buona visione a tutti e a presto

Lucia

Rassegna Letteraria “Autori in Piazza”
Chieti, Largo Martiri della Libertà, venerdì 12 luglio 2024

chieti

Con Silvia Elena Di Donato

Estate a Chieti, Salotti Letterari
Palazzo Martinetti-Bianchi, 6 agosto 2024

chieti 2

Con Kristine Maria Rapino

Pescara, Il Ritrovo del Parrozzo
Sabato 7 settembre 2024

Foto di Paula III

Con Rita Pelusi e Giancarlo Giuliani

Pescara, Associazione Culturale “Amare PESCARA”

Sabato 26 ottobre 2024

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Con Rita Pelusi e Piacentino D'Ostilio

Francavilla al mare (CH), Biblioteca Comunale A. Russo

 Sabato 30 novembre 2024

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Con Arianna Di Tomasso

Roseto degli Abruzzi (TE), Libreria La Cura

Venerdì 17 gennaio 2025

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Con Umberto Braccili

Pescara, Biblioteca Emilia Di Nicola

Sabato 22 febbraio 2025

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Con Assunta Altieri

Torino di Sangro (Ch), Biblioteca Comunale “C. De Mia”
Sabato 8 marzo 2025

biblioteca torino di Sangro

Con Lorella Lusi e Rosanna Di Matteo e con il sindaco Nino Di Fonso

Pescara, libreria Feltrinelli 

Giovedì 20 marzo 2025

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Con Arianna Di Tomasso

Pescara, Spazio Donna WeWorld
Mercoledì 16 aprile 2025

Con Arianna Di Tommaso

Squilibri OFF, foyer dell’Auditorium Sirena di Francavilla al mare (CH)
Giovedì 12 giugno 2025

con Antimo Amore 



 
Rassegna  “Gelati Letterari”, terrazza dello Stabilimento La Playa in Pescara

Giovedì 17 luglio 2025

 

Con Manola Di Tullio

Reading Tips: “La caduta delle dee” di Angela Capobianchi e “Il conte di Ponte Sisto” di Maurizio Milazzo

I miei suggerimenti di lettura per questi mesi estivi al sapore di thriller e di mistero.
Buona lettura a tutti
Lucia

La caduta delle dee di Angela Capobianchi

Angela Capobianchi, avvocato e scrittrice pescarese, è autrice di un corposo romanzo noir per i tipi di Leone Editore in cui le vicissitudini di due famiglie apparentemente differenti per appartenenza sociale si intrecciano le une alle altre dando il la a una storia pregna di vendette e rancori sottaciuti ma anche di profondo istinto materno, da qualche personaggio femminile vissuto forse un po’ sopra le righe, tanto da determinare il destino di più di un personaggio in maniera irrimediabile. Sofia e Silvia, madri per scelta e pronte a difendere la propria prole a qualsiasi costo, hanno ben più in comune l’aver amato in profondità lo stesso uomo rispettivamente in maniera ufficiale e ufficiosa. La tensione e il climax del romanzo sono mantenuti alti grazie allo stratagemma scrittorio dell’autrice di suddividere in micro sequenze narrative la storia, lasciando che il lettore scelga di arrivare alla fine senza concedersi tregue o pause traghettato da un’apprezzabile fluidità scrittoria.

cadutaAngela Capobianchi, La caduta delle dee, ISBN 9788892961067

Il conte di Ponte Sisto di Maurizio Milazzo

Intriso di mistero e incentrato sull’eterna dicotomia tra il bene e il male è anche “Il conte di Ponte Sisto” pubblicato da Infinito Edizioni, ultima opera di Maurizio Milazzo, da sempre impegnato a tutto campo nel sociale a supporto del popolo degli invisibili. A un incipit apparentemente gioioso, rappresentato dalla storia di Mariano, clochard per scelta a seguito di vicissitudini personali che lo hanno costretto ad accantonare un passato di agiatezza, e dall’attenzione del popolo dei suoi ascoltatori che giorno dopo giorno lo segue nei pressi di Ponte Sisto nella narrazione delle sue rocambolesche avventure fa seguito una vicenda di  quotidiana ingiustizia che trasformerà la vita di Fabio, versatile e promettente informatico impiegato part time  in un hotel romano, in un inferno senza precedenti. Fabio perde tutto ma paradossalmente acquista un amico sincero e disinteressato che, credendo in lui, farà di tutto per riabilitarlo agli occhi del mondo e perfino di sé stesso concedendogli una seconda opportunità di rinascita a costo di grandi sofferenze. Il libro è testimonianza del grande amore provato dal suo artefice verso la città eterna, qui dipinta in maniera alterna come madre e matrigna, prodiga e detrattrice, oltre a suggerire con la discrezione e il garbo che da sempre contraddistinguono lo stile narrativo di Milazzo nuove prospettive di vita; spunti di rinascita concreti percepiti in modo vivido e messi nero su bianco grazie anche a un’attività di volontariato da lui portata avanti  con grande consapevolezza e costanza nel corso degli anni.  

conte

Maurizio Milazzo, Il conte di Ponte Sisto, ISBN 9788868617028