Intervista – Lucia Guida tra donne e amicizia parla di Pescara

Cari amici, in occasione dell’uscita e delle prime presentazioni al grande pubblico del mio ‘Romanzo Popolare’ ho avuto il piacere di conversare a cuore aperto con Ilaria Grasso per la testata on line l’Opinionista. Di che, direte voi? Del libro innanzi tutto, ma anche di un sacco di cose, scrittorie e non. Vi propongo questa bella intervista anche qui, approfittando della vostra pazienza e disponibilità anche stavolta, sperando di farvi cosa gradita.

Buona lettura e a presto

 

P.s. Per gli amici bolognesi amanti delle chiacchierate letterarie segnalo che la prossima presentazione di ‘Romanzo’ si terrà sabato 9 aprile 2016 a cura della scrittrice Angela Di Bartolo presso il Caffè Letterario Notturno Sud di via del Borgo di San Pietro 123/G, posticino niente male a un passo dalla Stazione centrale.
Inutile dire che siete tutti invitati 🙂

profiloFB_180x180 (2).png

 

 

Lucia Guida tra donne e amicizia parla di Pescara

 

Ben trovata Lucia, grazie per aver accettato questa nostra intervista: perché un romanzo su Pescara?

“Per una serie di buoni motivi: volevo narrare una storia ambientata nella città in cui vivo e lavoro da qualche decennio. Dare al lettore la possibilità di vederla da una prospettiva realmente empatica quale potrebbe essere la mia, dal momento che non vi sono nata e non posseggo filtri protettivi di nessun tipo. Raccontare di un quartiere, quello di San Donato, situato nella zona a sud-ovest della città, che è attualmente parte del mio vissuto e in cui, a suo tempo ho lavorato. Parlare, infine, delle inquietudini sottili di una città di provincia in un periodo, quello del boom economico italiano, in cui tutti avevano l’illusione e la speranza che tutto fosse possibile e ogni sogno potesse avverarsi …”.


Romanzo Popolare è un romanzo sulle donne e sull’amicizia…

“ È di sicuro un romanzo che parla di donne, nel bene e nel male. La solidarietà femminile è un miracolo quando la si incontra realmente. Teresa e Maria diventano amiche accomunate l’una alla sofferenza dell’altra. A ogni modo non c’è mai da parte di nessuna delle due la pretesa di prevaricare sull’altra, facendo leva sulle debolezze della più fragile. L’Amicizia di spessore dovrebbe essere sempre così, avulsa da qualsiasi tipo di manipolazione e/o di prepotenza affettivo-sentimentale”.

Che cosa rappresenta, nel tuo vissuto storico, il quartiere di San Donato di Pescara?

“Come dicevo poc’anzi il mio presente, dal punto di vista logistico ed emotivo; un quartiere di grandi potenzialità molto spesso trascurate. Una tra tutti? Il Centro Polivalente Britti, sorto dalla riqualificazione dell’ex Mercato Rionale di Via Rio Sparto: potrebbe davvero rappresentare un elemento portante di accentramento e di socializzazione per la vita del quartiere se sfruttato a pieno regime. É per questa ragione che ho deciso di partire con il tour delle presentazioni di ‘Romanzo Popolare’ da lì: per far vedere come anche un quartiere di semiperiferia, spesso associato solo ed esclusivamente alla Casa Circondariale omonima, sa indossare con dignità “l’abito buono” e non soltanto per occasioni speciali o rare”.

La scuola nel tuo libro…

” … è legata al ricordo del primo giorno di frequenza scolastica di Lidia e Giacomo, appena arrivati a Pescara da Sant’Eufemia, e al loro incontro ufficiale con Matteo, primo compagno di giochi pescarese, un bambino con un destino pieno di tante carenze e manchevolezze educative che non gli daranno la possibilità di crescere, anche affettivamente, al meglio. Per Giacomo e Lidia studiare rappresenterà la possibilità di guadagnare in modo concreto una strada migliore per il futuro. A ogni modo da docente non posso non sottolineare come un buon imprinting scolastico da sempre rappresenti un’occasione unica per non farsi fagocitare dal sistema. Io ci credo davvero e cerco di trasmettere ai miei studenti questa mia riflessione, facendo leva sull’aspetto di essere pensante che è in ciascuno di noi e che va messo nel giusto risalto e coltivato ad ampio spettro”.

Un romanzo sulle rinunce che spesso le donne compiono, nel nome della famiglia…

“Certamente legato al contesto storico cui fa riferimento, un arco di tempo in cui non c’erano molte possibilità per le donne di derogare dalle scelte personali in precedenza intraprese. A distanza di mezzo secolo mi viene, però, talvolta da pensare che, poi, tutto questo ventaglio di occasioni ‘al femminile’ alla fine non è che a oggi ci sia sempre: se c’è da scegliere a chi rivolgersi per ‘battere cassa’ è alla donna che si chiede in primis di farlo. E sto parlando di maternità non garantita, di scelte professionali sempre in bilico tra la realizzazione professionale e quella familiare, del cumulo di sensi di colpa con cui anche ai nostri tempi una donna, stretta tra se stessa e i proprio cari, debba far conto”.

La storia si snoda nel decennio che va dal 1965 al 1975: come mai questa scelta?

“Mi piaceva scrivere di un periodo da me vissuto in prima persona (sono nata nel 1965) in cui, davvero, tantissima gente aveva la sensazione di potercela fare, di essere in grado di conquistarsi un futuro migliore attraverso i propri sacrifici, forse spesso dolorosi e notevoli ma sempre e comunque ripagati. Una speranza di riscatto e di crescita che, ai giorni nostri, si è tramutata per i giovani in una grandissima illusione …”.

Una storia sulla maternità e sul riscatto che da essa proviene…

“Teresa e Maria cercano per quanto possibile di operare in base a ciò che per generazioni è stato loro trasmesso: fare di necessità virtù, difendendo i propri figli a sprezzo della propria vita. Una reazione se vogliamo basilare ma caratteristica di ogni madre che ha lottato e sofferto per la propria prole. La prima rinuncerà all’amore della sua vita, quello che l’ha svelata come Donna, l’altra rimedierà con extrema ratio a un matrimonio infelice che non è cresciuto e che sta annientando pian piano la sua vita e quella di Matteo”.

I tuoi progetti letterari per il futuro prossimo…

“Al momento c’è la promozione del romanzo che mi porterà in giro per l’Abruzzo e per l’Italia. E a tal proposito, un evento che ho piacere di partecipare in anteprima ai lettori de ‘l’Opinionista’ è la partecipazione con altri autori a una presentazione collettiva per conto di Amarganta, casa editrice rietina indipendente no eap, presso il XXIX Salone Internazionale del Libro di Torino, sabato 14 maggio. Siete tutti invitati”.

Lascia un messaggio ai lettori de L’Opinionista…

“Un messaggio di speranza nelle infinite potenzialità che sono in noi: darsi sempre un’ultima chance e soprattutto crederci. Farlo con coerenza, dignità e rispetto, cosa non semplice ma necessaria per poter, alla fine, camminare per le vie del mondo con andatura sempre più sciolta e spedita. Grazie”.

 

a cura di Ilaria Grasso per l’Opinionista, articolo del 1° aprile 2016. L’intervista integrale la trovate qui

 

DSCN8224.JPG

Presentazioni d’autore: “Il gusto della vita” Luciana Ortu

Un anno di vita è un’occasione unica e irripetibile per mettere a punto ricette della tradizione sarda, riviste in un’ottica migliorativa e innovativa, ma soprattutto per metabolizzare il lutto per la perdita di una persona cara.
E’ quanto Laura, appassionata di archeologia nuragica, ottima cuoca e sposa novella cerca di fare, centellinando nel tempo e nel gusto sapori e odori familiari a cui è legata, ritmando le proprie giornate  attraverso la preparazione di manicaretti sfiziosi messi in opera con originalità, intraprendenza e morbidezza, col pensiero costantemente rivolto a suo padre, finito da poco.

La sua vita scorre lenta sul filo di dodici mesi, da gennaio a dicembre, scandita da episodi domestici e familiari solo all’apparenza banali; intrecciati, in realtà, in una trama robusta come quella che un tempo cresceva senza fretta sui telai delle nostre nonne, trasformando matasse di filo in metri di stoffa preziosa da utilizzare per evidenziare i momenti belli e meno belli della vita di una persona: un battesimo, una ricorrenza, un fidanzamento, un funerale.

Non c’è occasione che Laura e suo marito Josto si trovino impreparati a fronteggiare: da un invito a pranzo last minute all’ospitalità “forzata” e ingombrante di parenti vicinissimi al loro microcosmo coniugale. Lo fanno con impegno paritario, nell’azione e nei sentimenti, una sorta di fil rouge che pervade tutto il romanzo e che agisce da collante, testimoniando sulla bellissima storia d’amore e d’amicizia che è tra di loro.

Possiamo tranquillamente definire ‘Il gusto della vita’ come un romanzo di crescita: nei sentimenti, nella progressione esistenziale e, perché no?, nel gusto verso le cose semplici e appetitose concepite come una possibilità di salvezza in più per assaporare al meglio ( e, forse, con fatalità disincantata ma certamente esperita con sapienza ) anche i bocconi amari a cui, con puntualità, abbiamo necessità di tenere testa. Senza che questi ultimi diventino, però, sterili lotte contro i mulini a vento, ma costituiscano un’ottima occasione per affinare il nostro saper vivere, accettando di buon grado e con gratitudine anche ciò che è difficile da introiettare, ponendoci in un’ottica di progressione continua, lenta ma sistematica.
Luciana Ortu narra la sua storia utilizzando un linguaggio estremamente scorrevole ma ricercato e mai scontato, cercando di immedesimarsi al meglio nella filosofia esistenziale di Laura, protagonista e io narrante del romanzo che procede in maniera costante sul filo di una malinconia consapevole, venata da autoironia e senso delle cose, conferendo all’intreccio bagliori iridescenti simili a quelli che rendono cangiante, accrescendone la preziosità, la consistenza di una sciarpa di seta indiana.
‘Il gusto della vita’ è un’ottima opera di narrativa di esordio per la sua autrice, valorizzata con entusiasmo e coraggio da Amarganta Editrice, ce noeap rietina nata un anno fa che ha già al suo attivo svariate opere di genere letterario diverso.
Saporitissima appendice è, infine, quella rappresentata dalle ultime pagine del libro che contengono ricette sarde e italiane note e meno note, rivisitate con efficacia da Laura/Luciana, pronte per essere sperimentate in modo ottimale anche dal lettore.

 

L’autrice

Luciana Ortu è nata e vive in Sardegna. Adora leggere. Appassionata di archeologia, ama scoprire le storie della sua terra millenaria. Ha corretto le bozze e collaborato alle ricerche per un saggio dedicato ai Grandi Padri, i suoi avi Nuragici. La curiosità e la voglia di documentare di persona l’hanno portata a fornire materiale a una rivista archeologica nazionale. Finalista a concorsi letterari regionali e nazionali, ha diversi racconti pubblicati, su carta stampata e riviste online. Nel 2009 ha curato la pubblicazione della monografia sul pittore Piero Ligas, in occasione dei suoi quarant’anni di attività. A marzo 2013 il suo “Crocus Oniricus” è compreso in un’antologia curata dalla associazione Alba Scriptorum, nata per finanziare un Parco Letterario nel cuore della Sardegna. ‘Il gusto della vita’ è il suo primo romanzo ed è stato pubblicato a giugno 2015 per Amarganta Editrice.

 

Luciana Ortu, Il gusto della vita, ISBN: 9788899344078  € 12,00

 

il gusto della vita

Presenting “Romanzo Popolare”, my second novel

britti

Centro Polivalente ‘Mons. G. Britti’, 27th February 2016 , Pescara, Italy

From left to right Daniela D’Alimonte, Lucia Guida, Umberto Braccili and Edmea Marzoli

(Photo by Luciano Onza)

maioliche rossella

Rossella Circeo’s Pottery Studio, 12th March 2016, Pescara, Italy

ilaria e lucia primo vere

” Primo Vere ” Fair Trade Emporium in Pescara,  Italy, 19th March 2016

Ilaria Grasso and Lucia Guida talking about “Romanzo Popolare”

(Photo by Lucio Vitullo)

12985533_1117262634993044_7647078007173202020_n

“Caffè Letterario Notturno Sud” in Bologna, Italy, 9th April 2016

Angela Di Bartolo introducing Lucia Guida’s ‘Romanzo Popolare’

(photo by Daniela Biagini)

12472330_10208716335859513_7266077636958284389_n

Libreria Coop, S. Giovanni Teatino (Ch) 15th April 2016

Arianna Di Tomasso and Lucia Guida introducing  “Romanzo Popolare”

(photo by Erika Panichi, Libreria Coop bookseller)

 

Presentazione amarganta torino

Salone del Libro 2016 , Turin – 14th May 2016

(ph. credits: Cristina Lattaro)

13336105_813001265500138_6858035460021935621_n

‘Mercoledì d’Autore’, Gran Caffè Cigno, Chieti Scalo (Italy), 1st June 2016

with the authors Alessio Masciulli and Angela Iezzi and Luigi Di Leonardo, Mondadori Bookstore bookseller

( photo by Alessandra Zaccagnini)

 foto-romanzo-al-fla
(shot by Cristian Palmieri)

FLA 2016 – XIV Edizione del Festival delle letterature dell’Adriatico, Pescara, 13th November 2016


Presenting my book with Arianna Di Tomasso, Premio Aurum and Settimo Senso International Film Festival Art Director and Creator

 

gran-caffe-cigno

‘Buone Feste con i libri’

Gran Caffè Cigno

Chieti Scalo, 21st December 2016

Lucia presenting herself

(photo by Alessio Masciulli)

 

18765732_1280917178644861_4937934459506185081_n[1]

“UnLibroInUnQuartoDora”

Rosadonna Festival 2017

Pescara, Aurum, Sala Barbella

 

Presenting my novel with Gianni Totaro, poet

(photo by Flora Amelia Suàrez Càrdenas)

27th May 2017

roseto

‘Presentazioni fuori dal coro’
Palazzo del mare in Roseto degli Abruzzi (Te)
Lucia Guida with Gianni Totaro, poet
15th October 2017

(Evila Rosa Tovar photographer)

circolo aternino

‘Poeti e Scrittori d’Abruzzo’

Circolo Aternino in Pescara, 19th October 2017
Lucia presenting ‘Romanzo Popolare’ by L. Guida

 

pres.jpg

Festival dello Scrittore, Tolè (Bo)
15th July 2018

with Cristina Orlandi

(Katia Brentani photographer)

abruzzo book festival buona

Abruzzo Book Festival, Castellalto (TE)

21st  July  2018

with Luisa Ferretti

(Ph. credit: Abruzzo Book Festival)

 

 

” (…) for one writes only half  the book; the other half is with the reader (…)”

‘Si scrive soltanto una metà del libro, dell’altra metà si deve occupare il lettore.’
Letter to Cunninghame Graham (1897), Joseph Conrad

Thinking and Writing as an English Teacher – 3rd Lesson

“Material generosity goes hand in hand with generosity of spirit.

  Those who are generous with things behave also in the same way with feelings.”*

Lucia Guida

generosità

photo credits: www.photodom.com

Translating into Italian:

‘La generosità materiale va di pari passo con quella d’animo.

Chi è di manica larga lo è generalmente anche nei sentimenti.’

Prospettive

Sabato 27 febbraio 2016 presenterò il mio terzo figlietto, un’opera di narrativa intitolata “Romanzo Popolare” edita da Amarganta Editrice, a Pescara presso il Centro Polivalente Britti di San Donato. Mi accompagneranno in questa avventura in rigoroso ordine alfabetico Umberto Braccili, giornalista RAI, Daniela D’Alimonte, docente, poetessa e saggista, Edmea Marzoli, musicista e attrice.

Ad alcuni amici che interverranno, e che mi hanno chiesto il perché di questa location, dico semplicemente che il viaggio di un libro, lunghissimo e imprevedibile, ha bisogno di iniziare in maniera mirata. E quale partenza migliore se non quella di spiccare il volo da San Donato, il quartiere di Pescara dove ho immaginato di intessere la mia storia?

In attesa di questa giornata, posto un po’ di foto pre, peri e post natali della mia creaturina, come tutte le neomamme ultrafiere della loro neonata prole.

A presto

Lucia

al pc Romanzo

All’inizio era editing e gianduiotti, connubio perfetto.

Pescara, dicembre 2015, casa dell’autrice.

amarganta banner

Poi fu banner pubblicitario per uscita programmata per il 18 febbraio 2016.

Associazione Amarganta, gennaio 2016

copertina romanzo ok

Infine diventò libro in carne e ossa, concretizzato in copertina e quarta di copertina

A cura di Cristina Lattaro e Paola Fallerini per Amarganta Editrice

castello di Romanzo

La sua mamma iniziò a fantasticare su di lui…

Pescara, febbraio 2016, casa dell’autrice

img128.jpg

img131

… e a progettare inviti ed eventi estesi agli amici che, come lei, credevano in questo sogno

DSCN8175

Foto di famiglia in un interno – madre e figli.
Casa dell’autrice – Pescara febbraio 2016.

“The best books … are those that tell what you know already”

G. Orwell, Nineteen Eighty-Four,  (1949)

 

Question Time

Può capitare che la poesia presti gli strumenti a chi poeta non è per tirar fuori ciò che in quel momento è al centro delle nostre riflessioni.
Nella poesia “Question Time”, scritta ai tempi del mio primo blog dal mio alias Springfreesia, provo a parlare sottovoce delle tante contraddizioni  e di quelle piccole delusioni, prevedibili e imprescindibili,   che conferiscono un retrogusto amaro alla quotidianità di ciascuno di noi. Ricordandoci, tuttavia, di essere comunque unici e, soprattutto, ancora vivi.

Buona lettura e buon fine settimana

A prestissimo

Question Time

 

Spesso mi chiedo che mondo sia quello in cui

il tondo è ormai quadrato,

la luce velata dal buio,

il rosso tristezza e il nero allegria.

 

Solitudine

mantello confortevole per la compagnia

chiasso ostentato silenzio negato

aiuole sintetiche di un verde brillante

al posto di erba spontanea

ai bordi delle strade.

 

Un cielo che è azzurro poi grigio poi nuvole

e da capo sole,

mille cambiamenti in una sola giornata,

e gente che ti sorride ma non lo fa col cuore

mostrando certezze estreme ed estrema

perfezione.

 

E ancora gente che esiste e che ha bisogno di te

ma che diventa

trasparente

per chi fugge il dolore,

inesistente

per chi è costantemente sulla giostra.

 

Questa nostra vita che va

e che somiglia sempre più a un canovaccio

della Commedia dell’Arte

in cui tutto non è quello che sembra

e quello che è

un qualcosa che,

forse,

più

non c’è

Lucia Guida

 

 

 

 

gilbertgarcinphotography9

ph credits: Gilbert Garcin on  smashinghub.com

 

Presenting a Book is Fun

La presentazione di un libro è simile al primo appuntamento.
Se avete intenzione di piacere alla persona che avete accettato di incontrare cercherete di dare il meglio di voi stessi. Sarete brillanti ma senza esagerare, memori del fatto che
la vita va presa con leggerezza ma non con superficialità.
In queste immagini, tratte dai book fotografici di eventi librari cui ho preso parte come autrice o relatrice, vi mostro come parlare di un libro possa essere divertente oltre che istruttivo. Che sia, cioè,  possibile farlo con vivacità e con brio, aggiungendo valore all’opera di cui siete madrine o creatrici.
La nascita e la prima conoscenza di un nuovo libro sono cosa gioiosa e non atto dovuto.
Presentare un’opera, dando l’idea concreta di farlo con piacere, è sempre una scelta vincente.

Buona visione a tutti

A presto

annalisa e lucia

Cosa succede se chiedi a una tua amica collega di presentare con te il tuo primo lavoro? E se lei ti risponde di si, dichiarando di amare le  nuove sfide e le avventure?

‘Emporio Primo Vere’, Pescara, giugno 2012

DSCN3538

La scrittura a volte diventa un mezzo privilegiato per stringere nuove amicizie. Conoscenze che, poi, restano per tutta la vita

‘Più Libri, Più Liberi’, Roma, dicembre 2012

Ari e Lucy alla Feltrinelli

Donne che si raccontano in libreria.

‘Libreria Feltrinelli’, Pescara, ottobre 2013

1454698_654295304623115_590239408_n

Amore e Tradimenti, quante Storie

‘Più Libri, Più Liberi’, Roma, dicembre 2013

il maggio dei libri

Un flûte di prosecco, un amico di penna e scarpette rosse per l’autrice

‘Libreria Shakespeare & Co.’, Roma, Il Maggio dei Libri 2014

Premio Città di Parole

Un premio letterario val bene un sorriso

‘Premiazione del Concorso Nazionale di Narrativa e Poesia Città di Parole III Edizione’, Firenze, ottobre 2014

Lucy e Ari al FLA

Fiori, libri, storie di donne e festival letterari

‘Festival delle Letterature dell’Adriatico 2014’, Pescara, novembre 2014

foto bussi

C’è più gusto a presentare il proprio lavoro o quello di un amico?

‘Centro Visite Fiume Tirino’, Bussi sul Tirino (Pe), fine novembre 2014

Chiara-Novelli-e-Lucia-Guida-0cc8

Introducendo un’amica: stessa emozione che farlo con una propria creatura scrittoria

‘Libreria Mondadori di Pescara’, marzo 2015

daniela e lucia

Conversando di poesia a un festival tutto al femminile

‘Festival RosaDonna 2015’, Pescara, maggio 2015

12308916_1034451319940843_646348388_n

I libri non hanno scadenza. Parlando di ‘Pergolato’ in amicizia e relax

‘Cultura e Arte: Cibo per la Mente’ Caffè Letterario, Pescara novembre 2015.

Un grazie di cuore a tutti gli amici presenti in queste foto meravigliose.

Lucia riconoscente

Dietro le quinte di “Romanzo Popolare”

Iniziare una nuova avventura scrittoria è sempre una cosa stimolante. Se, poi, lo fa una come me abituata a condire per questioni caratteriali ogni aspetto della propria vita con abbondante emotività il risultato è decisamente quello di sentirsi sulla pedana di una giostra in movimento continuo.
Oggi mi percepisco così e temo che sarà la stessa cosa ancora per un bel pezzo.

Ieri ho potuto ufficializzare l’uscita del mio terzo ‘figlietto’, un romanzo di narrativa intitolato Romanzo Popolare per Amarganta, giovane e grintosa associazione culturale e casa editrice rigorosamente no eap di Rieti, condotta da Cristina Lattaro, scrittrice, editrice e ingegnere e da Paola Fallerini, docente e saggista, oltre a un gruppo ben affiatato di collaboratori che si ripartiscono equamente le collane di cui questa casa editrice si occupa.
“Romanzo” nasce da un periodo di riflessione scrittoria e personale. Un arco temporale in cui mi sono chiesta se il ruolo di affabulatore fosse per me davvero così importante da riuscire a sovrastare i dubbi, le incertezze, la tentazione di guardare altrove, magari seduta a gambe incrociate sulla riva del famoso fiume. Osservando l’acqua scorrere con lentezza verso il mare. Il cielo che ti sovrasta è sempre quello, ma tu non lo scruti con la leggerezza di un tempo. Possiedi occhi certamente più consapevoli, che ti offrono la possibilità di sfrondare l’inutile e di guardare con il giusto distacco alla realtà. Eppure senti la mancanza di qualcosa: una nuvola di entusiasmo o forse di beata incoscienza, in passato piccoli segnali di grande apertura verso un mondo ancora sconosciuto e denso di promesse, che ora hanno lasciato il posto a una visione più pacata delle cose del mondo.
Ti fa piacere continuare a narrare ma cerchi di andare al nocciolo della questione, senza però sottovalutare l’aspetto formale. Una bella storia deve anche essere agile oltre che avvincente.

“Romanzo Popolare” è la storia di due famiglie che amano, soffrono e vanno avanti attraverso un decennio, dal 1965 al 1975, nella città di Pescara abitando nel popoloso quartiere di San Donato.
Anche in questo mio lavoro ho privilegiato per fabula e intreccio punti di vista femminili. Le donne, è risaputo, hanno occhi per guardare dappertutto con fermezza, disincanto ed efficacia solo all’apparenza privi di tenerezza.

Sarà presente in formato cartaceo a partire dal 18 febbraio presso Amarganta  e in ebook su Amazon e Kobo. Per quegli amici che vorranno assicurarsela un po’ prima c’è la possibilità di averla in prevendita con un piccolo sconto dall’8 gennaio al 17 febbraio prossimi. Lo scrivo perché nonostante la questione economica sia sempre un po’ spinosa per noi autori trovo che faccia comunque parte del gioco e non possa essere con finta morigeratezza ignorata.
La mia speranza più profonda è che voi leggiate la mia storia e che questa vi possa piacere.La sensibilità e l’impegno dell’autore si tramutano in premi quando incontrano a metà strada e in perfetta par condicio e rispetto il comune sentire dei lettori.
Sarebbe davvero grandioso che capitasse anche stavolta.
A rileggerci presto

Lucia

 

 

copertina romanzo ok

“Romanzo Popolare” è un’opera di Lucia Guida per Amarganta Editrice

Racconto di Natale

Un piccolo cadeau di Natale per tutti i naviganti che passano di qui.
Un racconto scritto tempo fa in punta di penna e di cuore.

Buona lettura e Buone Feste a tutti

A presto

 

Racconto di Natale

– Signor Enio, tu sveglia per favore … – Scuotendolo gentilmente ma con decisione Lupe lo spinse ad aprire finalmente gli occhi nella luce soffusa di quel soggiorno minimal chic giocato tutto sui toni del bianco e del nero. Lui si passò stanco una mano sul volto mettendo la donna a fuoco. Lupe gli sorrise tirando in silenzio un sospiro di sollievo; quello di chi, in una giornata speciale come la vigilia di Natale, non vede l’ora di poter tornare ai propri affetti. Rapidamente lo ragguagliò su quanto aveva per lui predisposto: aveva riempito il frigo in previsione degli imminenti giorni di festa e cucinato qualcosa che ora lo aspettava in caldo nel forno. Riordinato accuratamente la casa per intero. Portati in lavanderia abiti e biancheria da rinfrescare; riposto nei cassetti cambi e indumenti puliti. Dato acqua alle piante in veranda.  Ritirata la posta in portineria. Tutto questo mentre lui aveva innaturalmente continuato a sonnecchiare stravaccato sul divano, la TV accesa di sottofondo da chissà quanto tempo. La ringraziò con un sorriso appena accennato porgendole una busta. Lupe si inchinò contenta e, stringendosi nel piumino rosa, afferrò la borsetta chiudendosi piano la porta di casa alle spalle. Adesso poteva ben definirsi solo. Sentì la gola bruciargli innaturalmente, tormentato dal cerchio alla testa a testimonianza di parecchie ore trascorse a ingurgitare brandy di primissima scelta invecchiato a lungo in botti di rovere. Si alzò con difficoltà, portò in cucina quel che era rimasto in un bicchiere svuotandolo nel lavello mentre provava per se stesso compassione mista a insofferenza.     Cinquantadue    anni ben   portati,  fisico asciutto e longilineo, capelli brizzolati. Il prototipo dell’uomo di successo, realizzato e rampante. Arrivato. A un traguardo a oggi percepito come terra desolata, infinitamente triste. C’era stato un tempo in cui con orgoglio aveva pensato a quello che era riuscito, con abili colpi di mano, a evitare: le responsabilità di una famiglia, un amore di donna certo e sicuro. Un’esistenza scandita da quotidianità giudicata banale e indegna della sua intelligenza, della sua sete di vivere. Avere una figlia di venticinque anni e non sapere niente di lei: il colore degli occhi, il tipo di camminata, i suoi gusti a tavola. A un certo punto, però, la vita gli aveva presentato il conto per il tramite di Elle. Lei lo aveva stregato facendolo, nell’arco di pochissimo tempo, innamorare follemente. E lui le aveva ceduto mettendosi finalmente in gioco come uomo.  A chi gli aveva chiesto una volta quante donne potesse aver conosciuto e portato a letto, aveva con noncuranza risposto “Mai  quante ne avrei volute“, continuando a nuotare a pelo d’acqua con disinvoltura senza timore di andare a fondo. Ma quell’ immortalità sentimentale guadagnata con sfrontatezza si era sciolta come neve al sole davanti a Elle rendendolo vulnerabile, umano. Pronto a bruciarsi le ali svolazzando come una falena attratta da un lampione luminoso. Poi era successo che lei era sparita dall’oggi al domani senza una spiegazione. Dileguandosi in fretta così come era comparsa. Portandolo allo stremo, lui che si era sempre fatto beffe della sofferenza amorosa altrui. Ed eccolo lì, con un retrogusto amaro in bocca, a osservare da mero spettatore la vita da lontano, attraverso l’immensa vetrata del suo bell’appartamento in centro. All’improvviso si sentì soffocare. Aveva bisogno di aria fresca e di sgranchirsi le gambe. In pochi minuti fu all’aperto tra i passanti dediti alle ultime spese e il traffico impazzito delle serate di festa, sospinto suo malgrado dal vortice concitato di chi aveva qualcosa o qualcuno a cui tornare. Fu con autentica sorpresa che sentì un passante aggrapparsi al suo braccio destro e dopo alcuni istanti accasciarsi davanti a lui. Era una lei. Giovanissima e avvolta in un vivacissimo poncho di lana lavorato a mano,  caduta letteralmente ai suoi piedi con la lievità di un mucchio di foglie autunnali sparpagliate da un’improvvisa folata di vento.

– Aiutami … – farfugliò poi, prima di perdere del tutto i sensi tra le sue braccia lasciandolo attonito. Facendosi strada tra la moltitudine vociante e festosa la depose all’interno di un taxi preso al volo notando finalmente come fosse incinta e, per quello che poteva capirne, giunta al termine della gravidanza.

– Ci porti all’ospedale più vicino – intimò concitato all’autista che partì sgommando sorridendo al tono di quel neo papà impacciato, non più giovanissimo e tuttavia in ansia come miliardi di padri prima di lui per la nascita di suo figlio.

– Coraggio – commentò il tassista frenando delicatamente davanti alla porta del Pronto Soccorso – Ormai il più è fatto. La corsa è omaggio. Il mio regalo di Natale per lei e sua moglie – concluse prima di volatilizzarsi nel flusso incessante degli autoveicoli in spasmodica corsa verso casa. Enio sedette sfinito sulla panca del reparto maternità, incurante dei commenti altrui sull’afasia che sembrava averlo colpito. La sua compagna, invece si che aveva ben saputo far fronte a quanto richiestole, partorendo in quattro e quattr’otto una bellissima neonata dagli enormi  occhi scuri.

Gliel’avevano messa tra le braccia senza troppe cerimonie, accompagnandolo nella camerata in cui la madre riposava. E a lui, incredulo, non era rimasto che continuare a stare al gioco deponendola nella culletta al lato della sconosciuta. Quando questa si era finalmente svegliata l’aveva salutato con un semplice ciao accompagnato da un sorriso di scusa e di ringraziamento prima che la piccola reclamasse da loro nuova attenzione, attirando i loro sguardi verso di sé. Lui si era girato verso la finestra con occhi stranamente liquidi e aveva pensato a quella figlia che non aveva voluto e che pure era nata e viveva in chissà quale parte del mondo. Poi era tornato in sé.

– Devo andare – aveva detto a entrambe brusco.

Voltandosi aveva, però, aggiunto a voce bassa “Torno domani a trovarvi”. Lei gli aveva sorriso con naturalezza e aveva annuito.

Si era allontanato in corridoio accompagnato da quel pianto di bimba affamata di latte e calore materno sentendosi stranamente leggero.

Mezzanotte passata e già Natale.

Con forza aveva inspirato e, a passo svelto e deciso, si era incamminato nella notte verso casa.

 

Lucia Guida

 

julkrans-frc3a5n-medelhavet

photo credits: diarionordico.com

Il giardino di Marinella

A volte basta poco per sentirsi partecipi della Natura. Per Marinella possedere la sua essenza attraverso i fiori del suo giardino.
Un racconto breve che parla della diversità in termini reali e autentici di valore aggiunto.
Buona lettura

A presto

 

Il giardino di Marinella

Marinella coglie un fiore e poi lo annusa; è un narciso selvatico, piccolo e delicato. In paese è usanza andare a coglierli nel bosco a Pasquetta, a frotte, per venderli agli angoli di strada a qualche forestiero arrivato lì per caso, in transito prima di raggiungere il borgo del frate cappuccino santo.

Lei non ha mai fatto parte del gruppo di ragazzotti schiamazzanti che, a piedi, s’inerpicano per la montagna, violando pascoli centenari alla ricerca dei sucamele, fiori che, a reciderne la corolla di netto, lasciano colare in bocca stille dolcissime di nettare divino. A Marinella non piace condannarli a morte repentina; preferisce coglierli con garbo nel terreno incolto della Forestale e poi metterli ordinatamente in una vecchia brocca a occhieggiare in cucina o nel tinello perché possano spandere la loro fragranza dolce per l’aria circostante.

In quella brocca antica, piena di crepe, in cui due contadinelle si contendono la scena, coi i loro canestri e i loro sorrisi persi in chissà quale universo lontano, trovano posto fiori d’ogni tipo a seconda della stagione. Le più penalizzate sono certamente le orchidee selvatiche, meraviglie della natura in miniatura. Tentano disperatamente di mantenersi a galla, annaspando tra fiori di campo forse meno rari ma di sicuro più sfrontati, in grado di sovrastarle. Il gambo esile non permette loro di emergere e questi fiori così esotici, per uno scherzo della natura sbocciati sulla terra arida di montagne avare, devono davvero a caro prezzo contendersi l’attenzione dei visitatori di quella casetta arrampicata, come tutto il resto intorno, sulla fiancata della roccia.

La primavera è anche il tempo degli iris azzurri e gialli dai petali setosi. Un delitto accarezzarli troppo. Si rischia di infastidirli e di condannarli a un veloce oblio. Marinella si è chiesta più volte se sia davvero il caso di cogliere tutta quest’opulenza fiorita o se, invece, sia preferibile lasciarla a dimora nella terra umida e bruna quando è la pioggia a irrigarla e a renderla soffice al passo.  Ne ha concluso che, forse, ai fiori piace essere coccolati dal suo sguardo amorevole piuttosto che affievolirsi lentamente sotto aria, sole, vento implacabili e rudi come i luoghi che li accolgono.

Un altro fiore che adora è il croco, violetto col suo cuore di fuoco. E’ una gioia leggera vederlo spuntare dal terreno ancora ricoperto di neve. Segna con brio e un pizzico di voluttà il passaggio dall’attimo di transizione invernale, fatto di silenzio, uniformità e riflessione, a quello di ripresa lenta ma efficace verso la bella stagione, i giorni luminosi e l’aria più mite. Il croco ha vita brevissima che lei cerca di procrastinare poggiandolo, appena divelto con amorevolezza, sul palmo di una mano. Poi lo lascia navigare sulla superficie ridotta di una tazza da tè scompagnata, poggiata sul comò della sua camera da ragazza di un tempo, tra una spazzola dall’impugnatura di osso, una boccetta di profumo con lo spruzzatore a pompetta e una madonnina sottile vestita di azzurro dallo sguardo mesto rivolto verso il basso.

Marinella non ama discriminare i suoi fiori.

Anche un comune bocciolo di tarassaco o un anemone selvatico giallo o celestino possono entrare a far parte dei suoi ricchi bottini floreali colorando le stanze della sua quotidianità. A volte il suo entusiasmo si manifesta colmando di natura odorosa anche le tasche del grembiulone confezionatole da sua madre, ora informe e di uno sbiadito rosa, sempre pronto a coprire la maglietta e la gonna regolamentari che le fanno assumere l’aria un po’ buffa e fané di una bimba d’epoca camuffata da donna, i capelli castani inframezzati da fili argentati e tagliati corti, alla spalla, lisci come fili d’erba in attesa di essere piegati da un refolo di vento indulgente.

Il grembiule le serve per non sporcarsi di terra, cosa che capita in realtà assai di rado; procurandole, per contro, la soddisfazione di sapere sempre di aria buona e pulita, di campagna e di sole, fiore tra i fiori ricercati con certosina pazienza e poi collezionati in ogni contenitore possano essere infilati. Rimpiazzati di continuo, al minimo segno di tempo che scorre, da altra natura fresca, viva, vitale. Come la luce che le fluisce dallo sguardo color ambra, da tigre ridotta in cattività e tuttavia mai irreggimentata in uno stile di vita scontato: quello dei clienti dell’unico bar del borgo, attratti lì dalla frescura estiva ma pronti a ripartire alle prime foglie d’autunno, al vento implacabile e alle rigide temperature invernali.

Qualcuno sorride nel vederla passare ma soltanto perché vuol vedere ciò che ha deciso di vedere. A lui Marinella non regalerà mai un fiore, né prenderà con impeto la mano per chiedergli silenziosamente di accarezzare una corolla di velluto dal mazzolino che conserva gelosa in tasca. I suoi pensieri migliori, le sue primizie in fiore sono tutte per la bimba che le ha offerto una caramella all’anice, succosa e dolcissima, e che non ha avuto paura di cogliere il suo invito muto per affondare la manina nei tesori frutto del suo duro lavoro di raccolta giornaliera.

Oggi il cielo è grigio e l’aria sa di pioggia.

Marinella guarda seria il paesaggio uniforme che ha davanti ma non è triste al pensiero che dovrà fare a meno della sua passeggiata nei campi perché sua madre non vuole che si bagni, potrebbe anche ammalarsi. Sa che nella sua vita ci saranno tante altre giornate colorate di vento e di sole nell’aria frizzantina di aprile. Tanto le basta.

Sorride piano mentre accudisce tenera i fiori colti il giorno prima. Sa che il suo amore e un po’ d’acqua fresca faranno il resto, aiutandoli a sopravvivere e a farle da contrappunto per un altro po’. Fino al prossimo volo nella natura, fino al prossimo amorevole e paziente viaggio.

Poi guarda con stupore rinnovato le gocce argentine di pioggia che rigano i vetri, battendo sulle tegole del tetto per tenerle compagnia come amiche sincere, presenti al bisogno ma pronte ad andar via alla prima schiarita, ritmando la sua felicità dell’oggi con semplicità e sincerità.

Lucia Guida

 

SILVIA-MARTIGNAGO__Fiori-selvatici-2_g

Silvia Martignago, ‘Fiori selvatici’